<< Venti di cambiamento soffiavano sulle polverose rovine della Repubblica Democratica;
Venne la primavera,
che fece di Berlino il posto più bello dell’Universo.
Ci sentivamo al centro del Mondo,
dove tutto era sul punto di accadere
e ci abbandonammo alla corrente… >>
Così descrive Alex, in Goodbye Lenin, la sua nuova Berlino a pochi giorni dalla caduta del muro.
E’ la fine del periodo della DDR che costringe gli artisti a celare il vero significato delle proprie opere musicali, cinematografiche e letterarie.
La città è un fiume in piena.
Dopo anni di separazione forzata, intere aree della zona Est, come spazi culturali, bar, locali e gallerie d’arte, rinascono dalle ceneri.
In questo momento di rivoluzione sociale ed artistica, spicca il Kunsthaus Tacheles, la “casa degli artisti”, centro d’arte indipendente, occupato con l’obiettivo di denunciare la censura della libertà di espressione. Infatti il termine Tacheles deriva dallo yiddish e significa letteralmente “parlare chiaro e in modo schietto”.
Con il tempo il nome del gruppo viene esteso anche all’edificio stesso; il luogo diviene sempre di più uno dei principali fulcri della vita artistica berlinese, offrendo numerose gallerie, spazi di vendita, una grande sala multifunzionale per spettacoli teatrali, workshop, dibattiti, danze e, naturalmente, mostre d’arte contemporanea . Con gli anni la struttura, sventrata dalle bombe e coperta da graffiti, si è però trasformata nel simbolo stesso della fine di quei tempi.
Situato in una delle vie più belle di Berlino, Oranienburger Straße, nel quartiere centrale Mitte, il Centro nasce quando gli spazi abbandonati dopo la Seconda Guerra Mondiale nell’Est della città, vengono occupati da comuni cittadini e da giovani di tutta Europa. Ricavato dalla demolizione del centro commerciale Wertheim nel 1990, l’edificio è fino al 2012 sede di collettivi gestito da artisti.
Kunsthaus Tacheles, Berlino, per un’orgia contro il capitalismo. La HSH Nordbank e CEO Dirk Jens Nonnenmacher stanno pianificando la liquidazione dell’istituto artistico di fama.
Dopo una serie di avvenimenti ed intimidazioni, tra cui incendi dolosi, interminabili battaglie in tribunale, un muro costruito in una sola notte per impedire l’accesso al Centro, opere distrutte o irrimediabilmente danneggiate come quelle di Alexander Rodin, la chiusura del bar, i circa 40 artisti che occupano la struttura vengono sfrattati insieme alle loro opere. La galleria d’arte Tacheles viene svuotata il 4 settembre 2012 alle 7 del mattino e in occasione dello sgombero venne organizzata da artisiti e sostenitori solo una simbolica protesta artistica.
E così la struttura verrà quasi certamente rasa al suolo. Al suo posto dovrebbe sorgere un lussuoso albergo, molto più affine agli eleganti edifici sorti nel quartiere Mitte in seguito alla Riunificazione. Parte degli artisti, invece, dovrebbe trasferirsi a Marzahn, nella zona nord di Berlino.
Il clima di quel posto non era tanto cambiato, quando, nel 2011, decisi di recarmi a Berlino.
Il Tacheles, i suoi artisti, i poeti, le grandi sculture color ruggine edificate dalle macerie della guerra, la birra e i concerti dello Zapata, noto Cafè al primo piano dello stabile, così fatiscente quanto affascinante…
Ne fui subito rapita.
Sono sempre stata un pò sensibile a quell’arte trasandata, vietata e anticonformista, tipica dei centri sociali, delle zone di periferia apparentemente abbandonati, a quei muri incrostati e ridipinti, a quell’arte non accettata dalla società.
Per un istante ho pensato di voler vivere lì per tutta la vita, come quei folli artisti, dedicando tutta me stessa all’ arte e a quel posto.
Tornai a Napoli, ma la voglia e la speranza di ritornare a Berlino non era ancora andata via.
Mi tenevo sempre aggiornata sugli avvenimenti del Tacheles. Sapevo che la situazione non era tranquilla. Il Centro aveva già subito due incendi dolosi, uno nel Dicembre 2009 e l’ ultimo nel Gennaio 2010 nella galleria del 4° piano, gestita dal 2008 da Barbara Fragogna, artista veneziana e portavoce del Centro.
Poi un’escalation di avvenimenti infausti, fino alla chiusura definitiva. Neanche le numerose campagne di sensibilizzazione, tra cui “Italy & Friends support Tacheles” e “I SUPPORT TACHELES” svolta dal fotografo Petron Ahner, sono state sufficienti a fermare lo sgombero!
Successivamente ho scoperto che la chiusura del Tacheles non era un caso isolato, sotto torchio di investitori senza scrupoli sono stati messi anche altri luoghi storici come il mitico Bar 25 (sostituito dal Kater Holzig) la C/O Berlin, una delle gallerie fotografiche più conosciute sostituita con appartamenti di lusso, ma la scelta più folle è stata senz’altro quella di abbattere un pezzo dell’East Side Gallery per costruire un palazzo lussuoso ed un ponte pedonale sulla Sprea.
Perché tutto questo accanimento verso quel poco che ancora ci rimane della storia e dell’arte indipendente?
La risposta è la “massimizzazione dei profitti“, unica cosa che conta per l’economia, per i politici e per gli investitori. E’ chiaro, con la cultura e con la storia non si “mangia” abbastanza. E così troppo spesso accade che tutto ciò venga abbattuto e sostituito in favore degli interessi commerciali, della speculazione edilizia, delle banche, degli alberghi di lusso e, perché no, anche dei centri commerciali che non bastano mai.