Designer che va, designer che viene. I nomi delle più grandi maison sono stati rivoluzionati dall’estro di creativi innovativi nello stile e nella forma.
E’ il caso di Saint Laurent che nel 2012, con l’acclamato ritorno di Hedi Slimane, perde quell’ “Yves”, nome del fondatore e quindi appartenente al passato. Ma non è rinnegando il passato che si volge al futuro, il passato è sempre presente nella storia della maison, oggi semplicemente “Saint Laurent”.
Quello che propone Slimane per la stagione F/W 2014-15 non è altro che un ritorno allo chic charmant, a quel fascino anni ’60 che stravolge completamente le sue ultime collezioni dallo stile fortemente grunge non acclamate dai nostalgici fan della griffe.
Questi invece gli esempi di una ribellione artistica, musicale ed estetica di cui lo stesso Yves fece parte, essendo capace di reinterpretare con il suo occhio elegantemente trasgressivo i canoni di una vita che cambiava. Edie Sedgwick, Jane Birkin, Marianne Faithfull sono le muse di un’epoca, trasportano un messagio visivo ed emotivo che Hedi traduce in maniera tagliente ed ultra moderna un’asse iper glam, infinitamente chic e anche underground, questi sono quindi i canoni della nuova Maison Saint Laurent.
Debutta con l’ Autunno Inverno 2014-15 anche Nicolas Ghesquiére che prende le redini della Maison Vuitton sostituendo Marc Jacobs che dal 1997 guidava la linea donna della casa francese. Eredità difficile quella di Ghesquière: lo stilista dovrà infatti non solo mantenere il livello di lusso fantasioso, al quale Jacobs ci aveva abituati, ma dovrà contribuire a un ulteriore riposizionamento verso l’alto del luxury brand francese. A tal proposito Nicolas afferma : “Louis Vuitton è sempre stata per me simbolo di lusso, avanguardia e sperimentazione. Sono molto onorato dell’importante incarico che mi è stato affidato e orgoglioso di far parte della storia di questa grande Maison, con cui condivido valori e visione. Sono pronto ad unirmi al team per costruire insieme il futuro della Maison, preservando il suo prezioso patrimonio”.
La collezione presentata a Parigi il 5 Marzo racconta una storia di semplicità, di minimalismo contemporaneo senza egocentrismi, ma reso importante dalla voglia di attirare l’attenzione con una basicità ormai in controtendenza. I nuovi colori della pelle arricchiscono quel concetto di vivacità aiutato anche dalle stampe floreali ma stilizzate che rispediscono subito ad un’allure passata, moderma e retrò , di sicuro una ventata di freschezza per la casa parigina che ci aveva abituato allo stile eccentrico e scenico di Jacobs; i pantaloni crema e le gonne al tempo stesso moderni, ma nostalgici. I cappotti di cammello e il trench crema saranno di sicuro i must have della prossima stagione. La palette colori è classica ed elegante: dai verdi autunnali, all’arancio, dai rossi ai blu, al crema reso più lucente dai materiali, tutto intervallato dal nero.
Per quanto riguarda gli accessori, l’era del monogramma vistoso e invadente è sparita ma è rimasta la forma dei classici e intramontabili Vuitton, come la Speedy: iconica it bag della casa che è stata riproposta in pellami trapuntati e tweed. La nuova visione di Vuitton ha riscosso il successo del front row ed acclamato dagli intramontabili fans della maison.
Altro grande restyling viene dalla nostra terra. Si tratta della Fashion Week di Milano, dove Jeremy Scott esalta ed esaspera Moschino. Il giovane Scott è solito rivoluzionare l’immagine di marchi esasperando al massimo il loro gusto (uno su tutti Adidas per la quale Scott ha disegnato tute e scarpe dalle fantasie e forme assurde).
Ma cosa succede quando l’eccessivo Scott incontra il surreale Moschino?
La risposta è semplice: una collezione esagerata, profondamente trash un mix di evoluzione e rivoluzione tutta anni 80. Ironico come al solito, il nuovo Moschino porta in scena modelle anoressiche che vestono McDonald’s, un controsenso solito di Moschino. Tailleur sartoriali, giacche in pelle matelassé, trench e cappotti di visone si tingono di giallo e rosso in chiave pop e lanciano messaggi imprevisti come DRINK MOSCHINO, FUR REAL e COW CASH. Spazio alla logomania nella cintura “belt goes wild”. Jeremy Scott celebra e trasforma il famoso lettering Moschino in un decoro sexy-glam sulle giacche, sui bustier, sugli stivali e sugli accessori.
Questi giovani stilisti hanno reinterpretato, ma mantenuto, quelli che erano i canoni della maison che adesso dirigono, fondamentale è l’identità del marchio che continua a vivere e rivivere negli occhi di chi lo crea e negli occhi dei suoi estimatori arricchendo il tutto della visione fresca ed eclettica dei nuovi talenti…