White U House, Nakano-ku, Tokyo (1975 – 1976)
Toyo Ito
L’architettura, come ogni arte, arricchisce l’esperienza dell’essere, sposta la nostra attenzione sull’esistenza e ci fa coscienti della nostra fondamentale solitudine. L’architettura porta ad interrogarsi sui significati del sé e del mondo, su interiorità ed esteriorità, spirito e corpo, tempo e durata, vita e morte. La White U House, progettata da Toyo Ito, riflette sulle possibilità dell’anima umana di esistere per sé, senza alcun corpo, o di entrare in un nuovo corpo inorganico.
Ubicata in un paesaggio fittamente urbanizzato, nel quartiere Nakano-ku di Tokyo, a pochi km da Shinjuku, la U bianca è stata costruita nel 1976 per la sorella maggiore di Ito, rimasta vedova e con due figlie. Inizialmente concepita ad L, per favorire un collegamento visivo diretto tra tutti gli ambienti dell’abitazione, la pianta si sviluppa simmetricamente a ferro di cavallo: una casa introversa e introspettiva che trova nella corte centrale, grande vuoto di sola natura e preghiera, il luogo dell’interrogazione spirituale, mistica e filosofica.
Ad abbracciare il patio, lo spazio domestico è risolto disponendo le differenti aree funzionali alle estremità del lungo corridoio ricurvo: da un lato le stanze da letto con guardaroba e bagno dedicato, dall’altro cucina, bagno e studiolo. L’ingresso avviene attraverso un volume più basso che fuoriesce dal monumentale corpo in calcestruzzo faccia a vista e dà direttamente sul soggiorno che, attraverso un gioco chiaroscurale di luce, diventa spazio della sublimazione e dell’assenza.
In ultima istanza, diventa spazio della riflessione e della fede: un fascio di luce zenitale rivela il valore simbolico dell’unica seduta libera, dall’alto e severo schienale, espressione della costante presenza di ciò che è andato apparentemente perduto.
A distanza di ventuno anni dal completamento della casa, la famiglia era pronta a stabilire nuovamente legami con il mondo esterno. Un brillante epilogo teatrale conferma il valore simbolico della residenza: la demolizione, avvenuta nel 1997, mette fine al lungo periodo di lutto ed è metafora della rinascita, della renovatio vitae.