“Se si fanno opere in serie, ripetitive, non si è architetti, ma operai: e questo perché, dal mio punto di vista, l’architettura è invenzione e, in quanto invenzione, è arte.”
È il pensiero di uno dei più grandi architetti all’avanguardia del panorama brasiliano, fautore di più di 500 opere, Oscar Niemeyer. Nato a Rio de Janeiro nel 1907, vissuto per quasi 105 anni, è stato uno dei più prolifici progettisti del secolo passato.
Il carioca è stato cofondatore e progettista della nuova città di Brasilia, insieme a Lucio Costa, vincitore del concorso indetto per la nascita della nuova capitale, metafora di un sogno politico che anche l’architetto appoggiava. Proprio la pianificazione abbraccia i precetti di Le Corbusier relativi allo sviluppo della “Ville Radieuse“.
Questo di Brasilia, però, è un intervento di opinabile riuscita, tanto da essere ancora oggetto di discussione dopo cinquanta anni dalla sua fondazione. Soprattutto perché da intervento sociale e socialista si è trasformato in una città non di certo a misura d’uomo.
Il progetto, nato da un’ideologia politica di uguaglianza, purtroppo, pecca per essere stato pensato dall’alto, seguendo dei rigidi schemi decisi a tavolino. Il disegno, che ricorda un aeroplano, così come lo definisce Zevi, è costituito da un’asse monumentale, che taglia in due le “ali”. La conseguenza di questo modello è la dilatazione degli spazi, la frammentazione della città, diventando in futuro sede fertile per il cosiddetto sprawl urbano. L’intervento di Niemeyer, a proposito di Brasilia spicca soprattutto lungo l’asse monumentale, con una serie di edifici pubblici, come il palazzo del Congresso Nazionale o la Cattedrale.
L’esperienza di Brasilia non è stata la sola affrontata dal Niemeyer architetto che si è distinto nel tempo anche per altre opere (tanto da vincere il premio premio Pritzker nel 1988) e ancora di più per la sua filosofia progettuale.
“Non è l’angolo retto ciò che mi affascina. Non la linea retta. Dura, inflessibile, creata dall’uomo. Ciò che mi affascina è la curva libera e sensuale. La curva che trovo nelle montagne del mio Paese, nel corso sinuoso dei suoi fiumi, nelle nuvole del cielo, nel corpo della donna. Di curva è fatto tutto l’Universo.”
E’ stato un grande innovatore, rigettando gli angoli retti e le linee dritte. Ha potuto sperimentare le ampie potenzialità del cemento che è diventato materiale malleabile nelle sue mani. Le sue opere sono di una plasticità unica, con forme sinuose e fluide, a volte in perfetta mimesi e sintonia con il contesto circostante, a volte imposte all’ambiente.
In Casa das Canoas, seguendo uno dei suoi precetti secondo cui “l’architettura deve adattarsi alla natura senza modificarla“, si adagia al naturale dislivello. Fonde la casa con il paesaggio secondo il principio per il quale l’abitazione non è solo una macchina solida per proteggere l’uomo, ma deve donare giustizia, bellezza e stimolo.
Da sempre accusato di essere più vicino alla scultura che all’architettura, in altri interventi come il museo di Niteroi piuttosto che l’edificio residenziale Copan, Niemeyer si impone straordinariamente sulla natura, sovrastandola e non sempre assecondandone la morfologia.
Il MAC di Niteroi, elemento che a primo impatto risulta stridente per colori e forma con la natura e il paesaggio circostante, ma che con uno sguardo attento sembra amalgamarsi perfettamente col contesto, si poggia con leggiadria incredibile sulla scogliera, tanto da sembrare un elemento posato dall’architetto nel rispetto di ciò che c’è attorno, che quasi con timidezza tocca il paesaggio, per paura di rovinarlo.
Discordanti sono le opinioni in merito al pensiero e all’operato del carioca, sicuramente con la sua architettura ha stravolto il modo di concepire e pensare l’architettura brasiliana, divenendone il massimo esponente.
Infondo la sua grandezza sta proprio nella sua capacità di stupire con l’architettura, veicolo di espressione di bellezza e poesia per tutti.
L’architettura diventa un vero e proprio atto politico, tanto da affermare che per lui “la fantasia è la ricerca di un mondo migliore“.