La cappella di Bruder Klaus, patrono della Svizzera, è stata commissionata al premio Pritzker Peter Zumthor nel 1998, da una coppia di agricoltori. Realizzata nel 2007 sulle colline dell’Eifel in Germania, a 55 km da Colonia.
Pensata come ex voto in favore del santo per la lunga vita concessa ai due richiedenti, i quali insieme ad amici e vicini hanno contribuito alla costruzione.
Inizialmente l’idea era quella di utilizzare la luce artificiale, combinata alle nuove tecnologie per l’illuminazione dell’interno.
Riflessioni di carattere storico e legate alla figura del santo cui è dedicata la cappella, hanno spinto l’architetto a cambiare i suoi piani, allineando il progetto alla vita ermetica di Bruder Klaus, realizzando una cappella austera e semplice, legandola agli elementi primari e connettendola intrinsecamente e indissolubilmente con la terra della regione in cui sorge.
Si staglia come una “verticale orgogliosa” sulle colline tedesche , alta dodici metri. E’ alla base un prisma retto pentagonale, interamente cieco tranne per un’unica apertura d’accesso di forma triangolare, con una chiusura metallica opaca.
La spazialità interna, molto distante dalla forma esterna, è espressione materica e testimonianza del processo costruttivo, palesato sia internamente che esternamente.
Infatti l’intima spazialità, manifesto tangibile della costruzione, tanto da portarne visibili i segni, è stata realizzata dall’unione di centododici pali, con diametro variabile, provenienti dal bosco della committenza, uniti e disposti a forma di cono.
Attorno a questa struttura temporanea, è stato gettato il calcestruzzo armato, ottenuto miscelando ghiaia di fiume, sabbia gialla e cemento bianco.
Esternamente sono visibili le differenti gittate, come sovrapposizione di strati, ciascuna corrispondente ad una giornata lavorativa “tagwerk”, per un totale di ventiquattro, alte cinquanta centimetri e trattate col metodo del cemento battuto. Le casseforme interna ed esterna erano connesse mediante tubi di risulta di circa tre centimetri di diametro, i cui fori sono stati chiusi da bolle di cristallo.
L’eliminazione della cassaforma interna ha dato vita allo spettacolo spaziale, cromatico e materico interno. Infatti rimandando all’antico processo di produzione di carbone vegetale, i pali sono stati arsi per circa tre settimane, permettendone la rimozione.
La superficie interna, di colore bruno a causa dell’incendio previsto, proprio come una rigata, si sviluppata attorno ad un cono di pali, lasciando la sommità della cappella scoperta, con un oculo come unica fonte di luce naturale, dando un forte potere ascensionale. Creando un suggestivo e mistico ambiente che induce alla riflessione e al raccoglimento.
La pavimentazione della cappella è in piombo, con uno spessore di due centimetri, e alla base delle pareti c’è un sistema di canalizzazione per l’acqua piovana.
In linea con la sua idea di realizzare un’architettura della materia semplice e precisa, Zumthor sceglie degli arredi minimali, ridotti quasi all’essenziale.
La rugosità materica della cappella, scolpita anche dalla luce che piove dall’alto, dà vita ad un ambiente impregnato di poesia e di significato spirituale per la funzione ma ancor più per l’architettura che lo caratterizza, così raggiungendo lo scopo del progettista di creare un “lavoro preciso” intimamente connesso con i processi di realizzazione e la materia.