Il 20 e il 21 settembre la città di Pesaro farà da scenario a Stamattina ho messo le tue scarpe, un percorso di avvicinamento alla malattia mentale.
L’iniziativa, a caduta biennale, è ideata e diretta da Elena Mattioli e Flavio Perazzini del collettivo Lele Marcojanni, prodotta e promossa da A.L.P.HA. cooperativa sociale.
Il percorso si articola in 3 fasi che impegneranno ogni partecipante per tutto il corso della giornata.
Non ci sono sovrastrutture culturali o regole imposte, tutto è dettato esclusivamente dalla sensibilità individuale e dalle sensazioni scaturite dalla totale immersione in una realtà sconosciuta e spesso temuta.
I 3 momenti di cui si compone il percorso giornaliero sono:
Assenza: I partecipanti, in solitudine e guidati dalla sola sensibilità, si immergeranno in una struttura svuotata dei suoi abitanti e ne esploreranno ogni stanza, ogni angolo. Saranno gli spazi a raccontare le storie e gli stati d’animo di chi li ha abitati.
Scoperta: Una volta lasciata la struttura, i partecipanti saranno condotti al centro di Pesaro. Attraverso vari punti di proiezione, il percorso fisico diventerà un vero e proprio racconto visivo che terminerà con l’incontro degli abitanti degli spazi svuotati che racconteranno le proprie storie, quelle che nella prima fase si ha solo avuto modo di immaginare.
Ritorno: Le emozioni e le sensazioni vissute nelle fasi precedenti verranno elaborate da ciascun partecipante e convergeranno in un dibattito al quale prenderanno parte specialisti e autori attivi in ambito scientifico e culturale.
É un progetto composto di storie, le storie raccontate da alcuni ospiti del centro diurno di Pesaro. Sono storie vere che evidenziano la distanza tra il mondo della malattia mentale e la quotidianità che siamo abituati a conoscere. Ogni settimana una nuova storia si aggiunge alle altre diventando tappa di una mappa che condurrà a Stamattina ho messo le tue scarpe.
Ad ascoltare, interpretare e rappresentare ciascuna storia è Giordano Poloni, giovane ma già noto illustratore lombardo.
Le sue illustrazioni sono delicate e discrete, leggere ma cariche di significato. Abbiamo deciso di fargli qualche domanda per farci raccontare la sua di storia, il suo percorso all’interno del progetto.
Come sei stato coinvolto nel progetto e in che modo collabori?
Non avevo mai sentito parlare di Stamattina ho messo le tue scarpe fino a quando non ho ricevuto la telefonata di Flavio. Aveva visto alcuni miei lavori e mi ha contattato per propormi di illustrare il progetto di quest’anno e per me è stata una bella sorpresa. Flavio ed Elena hanno trovato la strada per aprire le porte di un tema spesso ingiustamente tenuto ai margini.
Sto collaborando disegnando le storie di vita e di malattia di alcuni ospiti del centro diurno. Le leggo, in un certo senso le faccio mie e le interpreto attraverso i suggerimenti di Flavio ed Elena, mettendo in luce gli elementi cardine di ciascuna di esse.
Cos’è per te la malattia mentale e come ti ci sei rapportato nel dovere rappresentarla?
Quello della malattia mentale è un tema spesso socialmente scomodo, paga lo scotto di una comunità che non sa più vedere la ricchezza delle diversità e tende a vivere una dimensione fintamente piatta.
Credo che fondamentalmente sia un problema di paura, tendiamo a chiuderci al diverso dal noi, come se il contatto con ciò che non riconosciamo possa destabilizzare le nostre esistenze. Ma se penso alla storia dell’umanità in realtà mi torna in mente come la follia fosse un tempo ritenuta segno divino. Platone sosteneva che venisse dagli Dei e nelle tragedie greche sono innumerevoli i casi di eroi impazziti per vendetta divina. Forse è questo l’elemento che fa paura: la sottile consapevolezza che in realtà l’offuscamento della mente riguarda tutti, molto più di quanto siamo disposti a credere.
Per me lavorare su questo tema è un’esperienza costruttiva e densa e mi riporta anche ai vecchi studi universitari dei corsi di pedagogia, una grande opportunità.
Quali sono le sensazioni più frequenti che ti accompagnano lavorando a questo progetto?
Quando comincio a lavorare su una storia vedo la persona che c’è dietro e sono guidato da quel rispetto che si prova sapendo di entrare nella sfera intima di un altro essere umano. Ci sono elementi che risuonano in me più forti di altri, ma in linea di massima la sensazione costante è una sorta di compassione in senso classico, soffro con loro, sento con loro. E questo mi fa bene, anche se può sembrare un po’ un ossimoro.
Essendone diventato parte integrante, cosa pensi di Stamattina ho messo le tue scarpe?
È un progetto in cui mi sento coinvolto e, a dirla tutta, mi fa sentire anche orgoglioso, perché sento di far parte di qualcosa di importante che mi sta regalando molto in termini umani oltre che professionali.
Il percorso potrà accogliere fino a 100 partecipanti al giorno. La partecipazione è gratuita ed è possibile iscriversi entro il 10 settembre 2014.