Parte dall’osservazione il lavoro di Ale Giorgini, illustratore vicentino che da autodidatta ha conquistato tutti.
“Potrei starmene delle ore a guardare il viso di una persona e immaginare la storia che porta con sé.”
Artwork dalla forza comunicativa che svelano la sua storia personale, la sua visione delle cose: Ale Giorgini racconta e lascia il segno.
Quando e in che modo hai capito che la tua strada sarebbe stata l’illustrazione?
É stato un percorso naturale, non c’è stato un avvenimento preciso in un momento preciso.
Chi è il vero Ale Giorgini che si cela dietro le illustrazioni?
In realtà nelle mie illustrazioni c’è davvero molto di me. Il mio carattere, la mia storia personale, la mia visione delle cose. Probabilmente si può capire più di me attraverso le illustrazioni, che incontrandomi di persona.
Prediligi i volti delle persone. Che cosa ti attrae maggiormente dell’essere umano e cosa raccontano i tuoi lavori?
Potrei starmene delle ore a guardare il viso di una persona e immaginare la storia che porta con sé. Mi ha sempre dato le vertigini pensare a quante storie ci sono là fuori e a come siano, in un modo o nell’altro, collegate, connesse, incastrate in un unico grande disegno. Ecco, forse i miei lavori raccontano questo.
Com’è nato “That’s Amore”, progetto che tratta uno dei sentimenti più analizzati da sempre?
É nato per caso, da un disegno di una coppia di ballerini. Quel disegno, che poi non ha fatto parte del progetto, è stato la scintilla che ha fatto nascere That’s Amore, una serie di 40 illustrazioni attraverso le quali mi sono immaginato altrettante storie d’amore fra coppie più o meno improbabili. Una serie di “what if?” nella quale ho immaginato cosa sarebbe successo se fosse entrato un po’ di amore nella vita di alcune coppie. Mi sono divertito molto a realizzare questo progetto e il fatto che il libro in edizione limitata che ne è nato sia andato esaurito in poche settimane, mi fa pensare che anche il pubblico si sia divertito a immaginare con me quelle storie.
Chi consideri i tuoi più grandi maestri? E le tue principali fonti di ispirazione?
I miei genitori, perché mi hanno insegnato l’umiltà e il rispetto. Due doti fondamentali per chi, come me, da autodidatta, ha voluto provare a far diventare la propria passione un lavoro. Credo poi che l’ispirazione, in quanto tale, non esista: non è uno stato fisico o mentale, è il risultato di duro lavoro e allenamento.
Gli stimoli, che sono un altra cosa, invece mi arrivano da tutto quello che mi circonda.
Come insegnante alla Scuola Internazionale di Comics sei quotidianamente in contatto con aspiranti illustratori. Quale consiglio daresti loro e di quale formazione necessita l’illustratore contemporaneo?
Consiglio di essere pazienti e di lavorare tanto. E una volta finito, di ricominciare. Una delle domande che mi viene fatta più spesso da chi è agli inizi è “come faccio a pubblicare su una rivista importante?”. É come se al primo giorno di allenamento, un ragazzino chiedesse come fare per essere convocato in nazionale. Pazienza e tanto lavoro, è la risposta.
Riguardo materiali, tecniche e programmi, quali utilizzi maggiormente?
Le mie illustrazioni nascono tutte allo stesso modo: sketch a matita per studiare la composizione del disegno. Una volta raggiunto il risultato, scansiono lo sketch e procedo completamente in digitale con Adobe Illustrator e in parte Adobe Photoshop.
Se dicessi Warner Bros, Disney, Foot Looker o MTV, cosa rievoco immediatamente in te?
Mi ricordano momenti molto importanti e anche emozionanti della mia vita professionale.
Hai svolto collaborazioni inerenti alla musica. Ce n’è una che ricordi con particolare soddisfazione?
Ho avuto l’onore e il piacere di realizzare un’illustrazione per l’ultima tournée dei Tre Allegri Ragazzi Morti. Ho poi fatto parte per cinque anni del team di disegnatori de La Repubblica XL ed ogni estate partecipavamo ai principali festival musicali italiani facendo delle live performance. É stato un periodo straordinario della mia vita.
Attualmente, nel mondo dell’arte italiana, di che considerazione gode l’illustrazione? Può essere accostata, a tuo parere, alle tradizionali tecniche come pittura o scultura?
C’è una forte riscoperta dell’illustrazione e di conseguenza una sua forte rivalutazione. Le differenze non sono di carattere tecnico, ma principalmente di linguaggio.
Cosa ha reso Ale Giorgini l’illustratore che conosciamo oggi?
Io.