Definire le linee estetiche di ciò che generalmente nominiamo installazione sonora è un procedimento complesso e dai risultati mai univoci. La coniazione del termine deriva dal compositore e pioniere della sperimentazione musicale contemporanea Max Neuhaus che nel 1967 utilizza la locuzione per descrivere il suo lavoro intitolato Drive in Music.
La specificità di una installazione sonora risiede nell’essenza stessa della particolare fruizione a cui è sottoposta, lo spettatore diviene parte integrante del lavoro, non è semplicemente un soggetto passivo, ma è colui che nel collegamento di ricezione e azione si rende implicitamente coautore responsabile dell’opera.
In questa intricata e vasta scelta di installazioni contemporanee volte ad esplorare le dimensioni percettive sensoriali, un posto di riguardo merita il lavoro dell’artista di origini genovesi Tamara Repetto.
Il percorso espressivo di Tamara Repetto si snoda attraverso una ricerca sperimentale che riflette, in prima istanza, la volontà post moderna di una rinnovata attenzione verso l’immersione del pubblico nell’opera, quale mezzo elettivo veicolare di comunicazione.
L’artista costruisce i suoi dispositivi sensoriali ponendo al centro della sua riflessione il concetto secondo il quale l’opera invade la totalità dell’architettura circostante, per divenire un’estensione, non solo visiva, ma acustica ed olfattiva che genera una formula estetica inaspettata, laddove l’osservatore entra fisicamente in un ambiente che appartiene ad una dimensione inedita e svincolata dal reale.
Tamara Repetto esplora la percezione dei sensi grazie all’utilizzo di molteplici materiali e all’apporto tecnologico fornito dalle differenti metodologie digitali che nei suoi lavori dialogano con la natura.
Castanea, installazione cinetica del 2013, ne è un elemento esemplificativo, dove l’artista, ripercorrendo i sentieri boschivi piemontesi popolati da alberi di castagno, narra il pericolo d’estinzione a cui è sottoposta questa particolare specie vegetale, declinando il suo messaggio all’interno del vortice cinetico che è fulcro portante dell’opera.
La sperimentazione di Tamara Repetto narra di sinestesie che contaminano i sensi, rappresenta un linguaggio fondato su speculazioni percettive in cui ogni stimolo, che sia sonoro od olfattivo, genera una “forma pura” in cui risiede la sensazione intuitiva del reale, che non asseconda le funzioni cognitive della mente, ma ne è sostanza e piacere.
Dagli impianti di fabbricazione della carta nasce l’idea dell’ultima installazione dell’artista: Oniria. Quest’opera definisce le linee di un’indagine votata alla scoperta del materiale secondo i procedimenti che accompagnano l’elaborazione della carta. Presentata lo scorso 11 ottobre presso il Palazzo Mongiò di Galatina, all’interno del progetto espositivo “è” insieme ai lavori di Raffaele Quida e sotto la curatela di Michela Casavola, Oniria edifica le istanze di un viaggio sensoriale, innesca, attraverso le percezioni olfattive prodotte dalla cellulosa, dalla pasta di legno, dall’amido e dalla corteccia di abete rosso, una memoria recondita delle cose, una comprensione inconscia del mondo che ognuno di noi possiede.
Il suono delle macchine ed i rumori della fabbrica divengono il contenitore specifico in cui poter ritrovare la percezione di una genesi indotta dallo scroscio in cui nasce la carta.
Tamara Repetto erige una stratificazione del suono all’interno di un’architettura formale che offre un’elaborazione inedita del paradigma sonoro. L’artista produce, secondo i suoi criteri concettuali, la visione di un mondo futuribile dove non esiste uno schema di valori assoluti, ma i sensi e le percezioni innescate dettano le regole di un universo immaginifico che mantiene in sé l’essenza del reale, grazie al contatto con la natura e con le sue forme vegetali viventi.
In questa architettura immateriale l’artista compone un vocabolario sinestetico che interpreta l’algoritmo della creazione e lo elabora restituendo al pubblico la sintesi di un’analisi profonda che indaga il mondo e genera immagini di uno spazio multiforme in continua evoluzione.