Rotunda è un intervento realizzato in occasione dell’ultima edizione dell’International Garden Festival nei Jardins de Métis di Québec e ideato da Citylaboratory, una piattaforma collaborativa di architettura con base a Santiago di Compostela che esplora metodologie e sviluppo di progetti per città e territori di valore culturale e storico attraverso attività condotte dall’ambito accademico a quello della pratica.
Costituita da una superficie convessa in acciaio, Rotunda è stata concepita come un “elemental garden“, un giardino “elementare” e allo stesso tempo “di elementi”, che nasce e si evolve sulla base del rapporto con l’ambiente circostante. Prodotta con tecniche di lavorazione artigianali, la sua forma leggermente irregolare, somigliante alla corolla aperta di un fiore, viene riempita con acqua all’inizio del suo ciclo vitale per poi essere lasciata a se stessa. L’acqua è trattata come materia grezza per creare una superficie riflettente raccolta da un omogeneo oggetto nero che la sospende al di sopra del suolo. L’installazione subisce il passare del tempo e si trasforma con esso, riverbera una luce diversa a seconda dell’orario, varia la quantità d’acqua in base a evaporazione o pioggia, si popola si foglie, polline, polvere, microorganismi e insetti, riflettendo la natura circostante e il passaggio delle stagioni e trasformandosi in un piccolo ecosistema vivente.
Concepito come un mezzo per cogliere la bellezza della natura e trasformare, catturandolo, il paesaggio circostante, l’elemental garden viene a crearsi sulla base di una percezione poetica ed atmosferica dei materiali, della luce, della vegetazione e del tempo. Rotunda diventa quindi un mezzo di riflessione sui principali elementi dell’arte del giardino. Arte che è alla base della nascita degli stessi Jardins de Métis, frutto del lavoro di Elsie Reford, un’appassionata che tra il 1926 e il 1958 trasformò il suo campo di pesche in un paradiso di oltre 3000 specie botaniche. L’artificio si pone al servizio della natura o viceversa, per mettersi in risalto l’un l’altro.
D’altronde la nozione di paesaggio – che trae origine, in diverse versioni linguistiche, dal termine “paese” (landscape, landshaft, paysage…) – implica una distinzione tra “la natura”, intesa come territorio esteticamente neutrale, e “il paesaggio” in sé e per sé, inteso nella sua sedimentazione storico-artistica e nelle sue qualità estetiche. Già Simmel, nel 1912, aprendo una riflessione filosofica su questo concetto, introduce il sentimento del paesaggio “come invenzione dell’epoca moderna“, definendo “Stimmung” l’atto spirituale attraverso il quale l’uomo riunisce elementi indipendenti e li nobilita nella percezione del paesaggio. Ed è forse proprio in virtù di questo aspetto così soggettivo nell’identificazione del paesaggio che Franco Zagari è riuscito a raccoglierne in “Questo è paesaggio. 48 definizioni”, 48 diverse interpretazioni da altrettanti figure interpellate.