“L’intervento sul reale [sull’ambiente esistente, città o paesaggio] avviene per sovrapposizioni. Livelli che si appoggiano su quelli esistenti e si dispongono a riceverne altri.”
Stratificata, sovrapposta, molteplice è l’opera di Beniamino Servino, sempre divisa tra il pensiero e la rappresentazione in una tensione rigorosa verso una comprensione del reale mediata attraverso la forma architettonica. È difficile definire l’opera multiforme dell’architetto casertano, vocabolario personale descrittivo di un approccio alla realtà peculiare, che comprende la realtà sezionandola e adattandola al proprio sguardo critico, trasfigurandola nell’atto. Il disegno si fa strumento per mettere ordine alle sensazioni, accatastandole: l’incastro, il montaggio, l’associazione, sono percorsi mentali prima che tecniche di rappresentazione. Il reale si disintegra sotto lo sguardo indagatore che seziona e alimenta le proprie visioni con nuove dimensioni ed immagini inaspettate: raffigurazione o realtà, ciò che davvero conta è l’impressione dell’immagine e l’interrogativo che ci pone. La convivenza vulnerabile di uomo e natura è un mistero che viene visualizzato da forme monumentali, quasi metafisiche, ma di una consistenza più ambigua, mascherando la debolezza di ogni costruzione in un’aura di mistero e purezza che sembra preservarle.
Le Modulatòr d’ombre è l’ampliamento alla casa dei fratelli falegnami, una torre di osservazione che è elemento scolpito dalla luce e per la luce, in un gioco ridondante di tagli e contrapposizioni tra pieni e vuoti, tra luce ed ombra. La purezza nasce dalla stratificazione, sembrano dire la facciata bianca segnata dal sottile gioco dei sottosquadri e la parte sommitale, nella sua linearità e ordine templare. Ecco però nascere l’ambiguità: quelle che sarebbero colonne sono in realtà prismi, ovvero linee, ovvero piani, a seconda del punto di vista, elementi che cambiano forma attraverso il loro rapporto reciproco e la prospettiva interna o esterna. E così ancora città post-ecologiche, cattedrali, smontaggi e montaggi di monumenti sorgono inaspettati nel visionario mondo di Servino, mostrando le complessità dell’epoca contemporanea e le fessure da cui sgorga la luce.