Xueting Yang è una giovane e promettente illustratrice cinese, autrice del tenero e introspettivo racconto “Et Annet Sted”. Il libro è il frutto dell’incontro di due culture, quella di origine e quella scandinava dal momento che sta attualmente vivendo e studiando a Oslo.
In attesa di vedere i suoi prossimi lavori le abbiamo fatto qualche domanda.
Come hai approcciato l’illustrazione e quando hai iniziato a pensare di lavorare in questo campo? Era un tuo sogno da quando eri in Cina o la tua scelta ha a che fare con il tuo trasferimento in Norvegia?
Dopo essermi laureata in Cina volevo fare un master all’estero. Ho studiato disegno industriale, come mio padre, ma da quando ero piccola mi è sempre piaciuto disegnare, quindi ho deciso di iscrivermi a un master in illustrazione. Mi attirava la Norvegia perché era allo stesso tempo vicina alla cultura e alla natura. I miei disegni di allora erano grezzi, ingenui e molto colorati. Nessuno, inclusa me stessa li avrebbe mai presi in considerazione prima di arrivare in Norvegia.
Immagino che trasferendoti in Europa la tua relazione con la Cina sia cambiata, guardi ancora il tuo paese di origine come riferimento per il tuo lavoro? Che influenza ha avuto la Norvegia sui tuoi disegni?
Vengo da una piccola città che si chiama Kaifeng, nella Cina centro orientale. La mia città di origine è antica e sonnolenta con un ricco patrimonio storico. Dopo essermi trasferita, questa cittadina ha iniziato a diventare sempre più presente nella mia mente, come luogo di origine.
Mi è successa la stessa cosa con la cultura cinese, in questo periodo ho pensato e ripensato a ciò a cui ero abituata a vedere tutti i giorni. Il fulcro del mio lavoro è simile all’antica poesia cinese e al disegno calligrafico. Gli antichi cinesi erano maestri nell’usare lo spazio bianco per esprimersi. Usavano lo spazio bianco nei loro disegni per rappresentare acqua, cielo, distanza e perfino tempo. Lasciavano anche un sacco di spazio bianco tra le linee di una poesia. Il silenzio possiede un forte volume, poiché è un’eco che viene replicata nella mente di ogni lettore.
Le graphic novels norvegesi hanno successivamente aperto la mia idea di racconto visuale. La mia concezione di fumetto ha avuto un grande salto di qualità. Ho imparato quanto strani e liberi possono essere i fumetti. Da quando sono in Norvegia, la graphic novel è diventata un nuovo strumento per raccogliere e comunicare sentimenti e pensieri, invece della lingua. Le mie illustrazioni sono poesia visiva, nate dalla Cina ma il cui corpo è in Norvegia.
Cosa significa letteralmente il titolo del libro e a cosa si riferisce?
Et Annet Sted significa “altrove”. Il libro parla di spostarsi in un altro luogo e osservarlo con occhi nuovi. Però non si riferisce precisamente a Oslo o Kaifeng: ho cercato di eliminare i dettagli della vita personale per cogliere un’esperienza più universale. Per questo ho chiamato il libro semplicemente “altrove”.
Natura e solitudine sono temi ricorrenti nelle tue storie, sembra che usi entrambi per parlare di interiorità e emozioni. Immagino che la solitudine sia un modo di comunicare con la natura più che uno stato d’animo negativo, giusto?
Stare da soli è molto importante per un artista. Creare storie è come produrre sogni. Distillare un po’ di realtà, un po’ di sogni, un po’ di passato e un po’ di futuro, mescolati, confusi, nascosti, cercando di essere ingannevoli e onesti allo stesso tempo. È sicuramente un processo interiore.
Da piccola ho passato molto tempo nel giardino dell’ospedale dove lavorava mia mamma. Mentre lavorava, giocavo da sola nel giardino. In questo modo sono cresciuta a contatto con la natura, le piante, gli insetti, i fiori, le radici, gli alberi, le stagioni, la notte e l’oscurità, la pioggia, la terra. Queste cose adorabili si ripresentano ogni volta che disegno.
Da dove vengono i protagonisti di “Et Annet Sted”? Puoi presentarceli brevemente? A che tipo di lettori pensavi per il tuo libro?
Ci sono due personaggi principali nella storia, una bambina e Shi. La bambina è una viaggiatrice e diventa nuda dopo essere arrivata in questo nuovo luogo. Shi è un amico immaginario. È un buon ascoltatore dall’empatia silenziosa.
Ci sono anche alcuni personaggi secondari come alcuni ricci che rappresentano i residenti locali.
Questo libro si presenta a misura di bambino con personaggi animali e un mondo fantastico, ma indaga i sentimenti umani su molti livelli, non solo la parte dolce ma anche quella dura della vita. Perciò penso che il libro sia per persone di ogni età che amino la poesia.
Il disegno a mano aumenta la tenerezza e semplicità del tuo lavoro, hai mai pensato di usare software in alternativa e perché il disegno a mano è così importante per te?
Mi piacciono molto le sfumature sottili e sensibili del disegno a mano. Esse si generano inaspettatamente dalla mano stessa e dagli strumenti utilizzati.
In realtà però i software giocano un ruolo importante nel mio lavoro, anche se non visibile. Disegno a mano e poi sistemo i disegni in Photoshop, ad esempio colorandoli o riorganizzando la composizione. Nelle fasi finali arrivo perfino a cancellare le parti non necessarie del disegno. I software fanno in modo che si possa disegnare di getto per raffinare in un secondo momento l’illustrazione.
Quali sono i tuoi piani per il futuro, hai qualche progetto avviato? Continuerai a disegnare?
Al momento sto lavorando a un libro illustrato per l’infanzia che parla di una bambina in cerca della mamma tramite il gioco del nascondino. La cerca attraverso i ricordi, suo padre, i sapori, gli odori, le paure e il tempo. Il libro possiederà diversi livelli di emotività nel racconto.
Ogni autore nasconde una motivazione dietro il suo lavoro. Il mio primo e secondo libro contengono i miei desideri non ancora avverati. Cerco di essere fedele a questi sogni a occhi aperti, ma penso non sia abbastanza attingere solo da me stessa, da sé stessi. Non so ancora quale potrà essere la mia motivazione nel futuro. Questo è quello che dovrò scoprire attraverso il mio lavoro.