La Fondazione Prada ha aperto la sua nuova sede firmata dallo studio olandese OMA nella periferia a sud di Milano, per rappresentare il suo impegno culturale attraverso spazi espositivi di nuova generazione. L’intervento è il risultato della trasformazione di una ex-distilleria risalente ai primi anni del Novecento, che dà vita ad un complesso caratterizzato da una configurazione architettonica articolata e molteplice, nel quale il nuovo si innesta sul vecchio alla ricerca di una equilibrata coesistenza. L’intervento propone infatti tre elementi inediti – il Podium, il Cinema e la Torre di nove piani – per rapportarsi con i sette edifici preesistenti.
Da secoli gli uomini sono intervenuti sulle opere architettoniche erette dai loro predecessori, lavorando sul costruito per adattarlo agli usi e alle necessità del loro tempo. Opere di demolizione, riduzione, addizione, alterazione e innovazione al fine di caratterizzare la preesistenza con nuove configurazioni. Alcune volte le aggiunte hanno raggiunto valori artistici più alti delle parti originarie, altre volte valori del tutto differenti, tuttavia spesso basta una sola soluzione irriverente a rovinare una composizione architettonica che prima aveva una sua stratificazione organica e una sua bellezza. Qualcuno potrebbe sovrapporre a delle officine dismesse elementi stravaganti dettati dalla sua pura creatività, sicuro di aver fatto una cosa originale dal momento che non la si era mai vista prima. In realtà il suo intervento ha su di noi lo stesso effetto di una brusca interruzione mentre leggiamo la storia dell’edificio e delle sue mutazioni.
Ma in questo caso lo studio olandese non si limita ad esasperare al massimo il contrasto tra l’estrema semplicità dovuta ad un restauro filologico dell’esistente ex-distilleria, e il fascino di nuove strutture più esasperate e stravaganti; proponendo invece una calibrata coesistenza tra le differenti epoche, crea nuovi volumi caratterizzandoli con forme geometriche semplici, ma rivestendoli con materiali particolarmente inusuali, quali la schiuma d’alluminio. L’intervento risana gli edifici preesistenti senza stravolgerli, ma contraddistinguendoli tramite strutture in acciaio applicate alle pareti portanti durante la fase del restauro, per rinforzare e conservare le superfici originali.
Il risultato è un complesso repertorio di ambienti che alterna spazi a scala differente, mentre i cortili offrono al pubblico piacevoli spazi comuni di riposo, scanditi da un’accurata attenzione alle pavimentazioni esterne, come il recupero di blocchetti squadrati di legno di quercia, ricavati da vecchie traversine ferroviarie, proprio come si usava nelle officine di una volta. Il Podium si presenta come una monumentale teca di vetro, in cui l’arte classica dialoga con una struttura high-tech, mentre la vista spazia sui volumi circostanti. Impressionante è anche il vicino auditorium, le cui pareti mobili e spazi interni si trasformano da una riflettente scatola chiusa per proiezioni e conferenze, ad un occasionale cinema o teatro pubblico all’aperto. Grande contrasto si ha invece tra l’eccezionale forza espressiva del deposito e della sua esposizione, e il lusso della “Haunted House”, le cui pareti esterne sono state ricoperte con una lamina d’oro a 24 carati.
“La caratteristica di questa sede è di essere un complesso di ambienti e di materiali diversissimi che coabitano: spazi orizzontali e verticali, intimi e smisurati, trasparenti e chiusi, sia pur all’interno del corpo unitario della fabbrica, concepita come una città dentro la città”.
Rem Koolhaas
Con questa nuova proposta di recupero architettonico, viene sostituita la concezione consueta ed esclusiva di un ambiente di archeologia industriale che faccia da cornice a nuove prestigiose addizioni, con un’idea di un ambiente quale insieme di elementi in condizione di reciproca codipendenza. Una risposta intelligente al vero problema del restauro, di progettare una condizione che favorisca l’incontro del nuovo con l’antico, operando secondo le ragioni della storia ed indivisibilmente secondo le esigenze espressive contemporanee.
Con il suo intervento, Rem Koolhaas dà vita ad un’articolata ricchezza spaziale non solo per offrire una risposta più estesa alla varietà e all’originalità della collezione artistica presente, ma per offrire una possibilità di partecipazione più ampia, rivolta a tutte le generazioni. Inoltre, cercando nuovi modi di condividere le idee, il progetto della Fondazione Prada si pone come stimolante punto di partenza per il recupero dell’area in cui sorge, al fine di rigenerare la situazione di una periferia milanese che vede molte delle sue aree fino ad oggi dismesse.