Sono ormai 5 anni ─ cioè dalla costituzione del Distretto Culturale 5 ─ che la Val Camonica è sede di progetti culturali volti a coinvolgere artisti con lo scopo di creare relazioni col territorio e lasciare segni tangibili di tale operato. Ed in segni tangibili si sono tradotti in un parco di arte pubblica diffuso per i 1.500 km² della sua superficie. Tra i vari progetti, c’è anche quello ideato e realizzato da Monica Carrera e Francesca Damiano.
La Valle Camonica è infatti la sede del progetto artistico Case Sparse | tra l’Etere e la Terra che da tre anni ospita artisti per due settimane a luglio chiedendo loro di realizzare opere site specific nel comune di Malonno e di inviarne tracce via web.
I temi scelti durante l’arco temporale del progetto sono stati il bosco nel 2013, il centro storico nel 2014 ed il fiume nel 2015. Si tratta di tre percorsi molto diversi, sia dal punto di vista delle tematiche che formale, ma ─ nonostante queste differenze ─ il filo che tutto unisce è chiaro ed evidente: la volontà di valorizzare un luogo tenendo conto di ciò che del luogo fa parte (la natura) provando ad assecondarla piuttosto che prevaricarla.
Come accennato, durante le residenze viene chiesto agli artisti di comunicare con luoghi altri, inviando tracce del lavoro artistico a uno spazio partner. Un bisogno naturale di confronto, di ricevere pareri su quanto accada a Malonno. C’è una volontà di amplificare l’operato chiara e ben delineata, mentre ─ ancora una volta ─ è lasciata piena libertà al ricevente sulle modalità di utilizzo. Ad esempio, a Brescia la galleria A+B una volta stampate le tracce le ha divise per artista ed esposte sul pavimento. Quest’anno gli spazi altri sono O’ per quanto riguarda Milano e GlogauAIR per Berlino. Ad entrambi sono state mandate in contemporanea le tracce: il primo le ha pubblicate sulla propria pagina facebook sotto forma di 4 short video, mentre il secondo ha esposto in loop sia le tracce che le chiamate skype per due ore al giorno su di una schermo nella loro vetrina.
Case Sparse ha un curatore in-residenza, una persona che non ha scelto gli artisti, ma che vive con loro le due settimane di residenza e che è invitato a fornire una restituzione successiva al periodo: Gaia Martino nel 2013, Marta Ferretti nel 2014 e Saul Marcadent nel 2015. Si tratta sicuramente di un’esperienza anomala rispetto alle residenze curatoriali, in quanto il curatore non sceglie gli artisti, né collabora alla progettazione dei lavori, ma può scegliere liberamente come relazionarsi e come “trasformare” ciò che accade. La scelta di Saul Marcadent ─ il cui campo d’azione è prevalentemente l’editoria ─ fa capire in maniera aperta quale sarà la sua “restituzione” ed è infatti lo stesso Saul a non farne mistero:
“Fin dall’inizio ho immaginato una pubblicazione leggera, soprattutto nel formato. Uno strumento flessibile, capace di raccontare la dinamicità di Case Sparse che è, per sua natura, un progetto aperto e accogliente. All’interno confluiscono conversazioni, immagini, documenti, tracce dell’esperienza e ogni autore visivo ha uno spazio dedicato.”
Il lancio di questa pubblicazione è in programma venerdì 4 settembre da GlogauAIR, a Berlino.