There is a small house in a large garden filled with numerous plants brought from different parts of the world. It was designed, built and cultivated by my father.
Bartosz Haduch di NArchitekTURA descrive con lievità la nascita di Continuum, inserendola quasi in un flusso ininterrotto di eredità padre-figlio che si fonde con i ritmi della natura e ne diventa parte. Nel giardino di famiglia, Bartosz progetta piccoli interventi significativi che valorizzino ed esaltino gli aspetti piu’ reconditi e misteriosi che qualsiasi spazio naturale porta dentro di sé, i momenti di esaltata magia e delicata meraviglia, di preziosi entusiasmi e scoperte improvvise. Come un gomitolo di memorie, il piccolo padiglione si appoggia sonnolento sull’orlo della radura, appena individuabile grazie alla diversa densità di ombra e capacità di rifrazione della luce. Enigmatico oggetto traslucido ottenuto mediante la sovrapposizione successiva di più strati di comune materiale isolante, Continuum arriva in punta di piedi sopra un modesto capanno precedente, inglobandolo e selezionandone le sensazioni, filtrando gli umori naturali. La pelle opalescente protegge la muratura interna dagli agenti atmosferici ma si pone come una barriera intermittente, capace di mitigare lo spazio esterno e al contempo farne penetrare gli aspetti meno evidenti, selezionandoli e trasformando il gioco della natura in puri riflessi, suoni ovattati e aloni luminosi.
Il giardino scorre sulla sua superficie liquida e malleabile, con la flora più minuta pronta ad insinuarsi per curiosare attraverso gli strati perimetrali, alla ricerca di quello spazio appena luminescente intravisto ogni notte. Piccolo laboratorio, libreria, sala da thè o spazio espositivo, l’ambiente sembra pronto ad adattarsi agli usi che la famiglia Haduch vorrà destinargli nel tempo, inserendosi con naturalezza in quel processo temporale di cui è parte, in cui le stagioni continueranno a rincorrersi stratificandosi l’una sull’altra ma lasciando ancora filtrare, dal fondo, un bagliore di luce tenue.