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Facciamo un viaggio oltreoceano per andare a conoscere Fisura, una rivista messicana che apre il dibattito su diversi settori creativi come arte, architettura, fotografia, letteratura. I sei fondatori sono giovanissimi e hanno iniziato questo progetto con entusiasmo per provare a dare una propria lettura a una realtà complessa come quella messicana. Nata nel 2014, la rivista ad oggi conta cinque pubblicazioni, ognuna attraversata da un filo conduttore che lega i vari ambiti.
Il primo numero di Fisura parla del bordo, inteso sia come limite urbano sia come campo d’indagine della rivista stessa. Una rinascita è possibile proprio da quei luoghi lasciati vuoti, il cui futuro sembra perduto ma che possiedono ancora una liquidità che manca a una città di muri che crescono a dismisura.
I muri non sono solo fisici ma anche virtuali: Google Street View ormai mappa tutto il mondo, fino ai fondali oceanici, quindi ciò che non viene rappresentato online apparentemente non esiste. Questi spazi dimenticati possono diventare i luoghi di un’avventura urbana, in un mondo dove sembra che tutto sia già stato esplorato.
Il secondo numero continua il tema analizzando luoghi quotidiani intrisi di passato e nostalgia, dagli oggetti ricordo nelle nostre case a edifici fantasma sulle nostre strade. Il terzo tema è l’arte di strada e la volontà di imprimere un segno: il graffito non è solo un atto di vandalismo, ma esprime voglia di partecipare al futuro della città. Il tema della partecipazione è sviluppato ancora nel quarto numero coscienza, dove si da’ voce a chi con le proprie forze cerca di attivare un cambiamento.
Per approfondire questi temi vi proponiamo un’intervista incrociata tra il team di Artwort e i fondatori di Fisura con tre articoli settimanali: Fisura is Cracked, Fisura is Proud, Fisura is Noisy.