– Switch to page 2 for english version –
Il giovane video maker americano Ryan Trecartin ha da tempo conquistato un posto di assoluto rilievo nel panorama artistico contemporaneo. Con i suoi video deliranti si è imposto come punto di riferimento nello scenario sempre più ampio della post-internet art, tanto da guadagnare un trentaduesimo posto nella Power100, la classifica delle cento personalità più influenti nel mondo dell’arte, stilata annualmente da ArtReview.
I video di Trecartin ritraggono le vite di giovani americani completamente conformati e assuefatti alla cultura spazzatura dei Kardashian, dei social network e del porno amatoriale.
I personaggi dei suoi film non sono semplicemente omologati al linguaggio e ai codici comportamentali della cultura in cui sono immersi, ma ne hanno anche assorbito gli aspetti nella loro stessa fisionomia. I colori acidi, i movimenti e i passaggi tra le sequenze iperaccelerate, e il tono delle voci alterato in fase di post-produzione, delineano un cambiamento antropologico, più che culturale.
Trecartin rappresenta il passaggio al transumano, ad una umanità pesantemente condizionata da internet e dal digitale, che anziché favorire una eventuale evoluzione, sembra aver causato una grave regressione.
Guardando le opere di Trecartin non si può non provare un fastidio costante e una spontanea antipatia per i suoi personaggi, cosa che porta a chiedersi se questo sia il risultato di una riuscita critica sociale o se piuttosto non bisogna concordare con l’opinione di un altro video maker, Richard Grayson, secondo cui i lavori di Trecartin non mostrano nient’altro che gruppi di adolescenti “partying and doing the sort of weird shit that young people have always done and which is now videoed and posted on social-media sites”.