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Il lavoro di Joey Holder si colloca nello spazio in cui natura e tecnologia si incrociano e si determinano reciprocamente, dando vita ad una proliferante ibridazione. Nonostante questa sia il risultato più autentico della nostra epoca, continua a provocare un’inspiegabile inquietudine.
All’inizio degli anni ’90, quando sembrava che il postmodernismo avesse ormai vinto su tutti i fronti, il filosofo e antropologo Bruno Latour pubblicava un saggio dal titolo decisamente provocatorio: Non siamo mai stati moderni. Secondo l’autore francese, la modernità non è mai esistita nei termini in cui è stata pensata per secoli.
L’idea che ne sta alla base, ovvero la divisione netta tra ciò che preesiste all’uomo e ciò che invece è il suo prodotto –in altre parole, tra natura e cultura– sarebbe meramente ideologica, quindi falsa, non coincidente con la realtà dei fatti.
Lo straordinario progresso della civiltà occidentale degli ultimi secoli è stato in realtà reso possibile dalla continua determinazione reciproca di natura e cultura. I prodotti della modernità costituiscono una fitta rete di ibridi che li intreccia in maniera sempre più inestricabile, fino a rendere i due poli completamente indistinguibili.
A causa delle tensioni che attraversano questa rete e dell’estrema prossimità degli elementi che la compongono, diventa difficile operare chiare distinzioni. La nitida oggettività è dissolta nel flusso della continua scomposizione e ricomposizione della realtà.
È all’interno di questa realtà in continuo mutamento che Joey Holder conduce la sua ricerca estetica, facendosi pienamente carico di quella che potrebbe essere chiamata la sfida della contemporaneità: affrontare l’estrema complessità e transitorietà del reale, rinunciando a facili identificazioni e rassicuranti classificazioni. La sua ricerca artistica si costituisce nel suo continuo fluire, in un processo ininterrotto che costantemente disfa certezze e crea relazioni inedite, tracciando percorsi che attraversano spazio e internet, scienza e arte, politica ed estetica.
Joey Holder non produce opere d’arte, ma processi artistici. In questo modo l’artista britannica nega ogni compromesso con un sistema dell’arte in gran parte ancora feticisticamente legato agli oggetti d’arte, e rende vano ogni tentativo di mercificazione. Con la sua incontenibile forza, l’opera di Joey Holder ha finalmente mandato in frantumi le pareti dell’oppressiva white cube.
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