Giovedì 11 Febbraio Mimmo Jodice riceverà la laurea honoris causa presso l’Accademia di Belle Arti di Macerata e il Premio Svoboda per il contributo originale e unico apportato alla storia della fotografia italiana. La sperimentazione di Jodice sulla costruzione dell’immagine di Napoli e del Mediterraneo, avviata nel 1980, ha celebrato il meridione come terra umile, intrisa di bellezze naturali che si confrontano con la storia gloriosa della Magna Grecia.
Il museo MADRE di Napoli ospiterà nella primavera 2016 un’ampia retrospettiva del maestro napoletano, presenterà più di cento opere, dalle seminali sperimentazioni sul linguaggio fotografico degli anni Sessanta e Settanta ad una nuova serie (Attesa, 2015) realizzata per l’evento.
L’omaggio alla potenza visiva del mare, con il progetto omonimo avviato nel 1999, rivela la linea d’orizzonte quale medium percettivo della condizione indefinita del piano orizzontale, piatto e immobile, sul quale si stagliano elementi rocciosi. I contrasti del bianco e nero accentuano la plasticità dei volumi, scolpiti dal vento e testimoni immutabili dell’effimera presenza dell’uomo. Mai presente negli scatti, la figura antropica è spesso sottintesa quale assenza all’interno della scena, dove oggetti di uso quotidiano testimoniano la vacuità della forma senza operatore.
Le Vedute di Napoli ritornano sulla discrasia tra la memoria gloriosa e i riti della vita quotidiana. Come se gli elementi della storia, impassibili, potessero costituire l’ultimo baluardo fisico prima di un’amnesia collettiva legata alla contingenza della società contemporanea. La classicità che caratterizza il progetto Mediterraneo recupera una dimensione di silenzio visivo nella quale la rovina, priva di turisti e visitatori, raggela uno stato di sospensione temporale, diventa un elemento naturale, si confronta con le ombre della vegetazione e il buio degli anfratti geologici.
Queste le parole con le quali il titolo onorifico sarà assegnato all’artista napoletano:
All’intellettuale totale che ha saputo trasformare il linguaggio fotografico in pratica critica e in cifra poetica. Alla curiosità dell’uomo che ha attraversato con eleganza il mondo della vita e delle mille meraviglie che la riguardano in tutte le sue varie declinazioni. Al fotografo che, con la sua sensibilità, ha coniugato il percorso estetico a un discorso metalinguistico sempre aperto a riflessioni pungenti sul presente e sul passato, sempre attento a descrivere l’emozione dell’istante, sempre pronto a trasformare lo scatto fotografico in un incantesimo dello sguardo