La Parochialkirche è un sonnolento gigante di mattoni che languisce nel Mitte berlinese: completamente sfigurata dai bombardamenti alleati durante la seconda guerra mondiale, la chiesa ha subito un lento processo di recupero che ha portato all’installazione della copertura nel 1988 e al graduale restauro, non ancora concluso, degli spazi interni, a cavallo del nuovo secolo. Il concorso da poco terminato per la proposta di una sistemazione interna si inserisce in questo processo di reinvenzione del monumento, e nell’esito finale ha visto vincitrice l’interessante e schiva proposta dello studio Kuehn Malvezzi, che intesse un raffinato dialogo con l’esistente. La proposta architettonica denuncia una marcata attenzione volumetrica e spaziale nei confronti di un ambiente ecclesiastico ormai sconsacrato, lambendo solo tangenzialmente l’interno della chiesa e contribuendo così a rendere ancora più intensa e variegata l’introduzione spaziale. L’unico elemento tangibile è un volume compatto e condensato, posto in corrispondenza dell’ingresso principale, una torre intagliata nel legno chiaro del rivestimento che si pone come ideale contrappunto rispetto all’immenso spazio dell’aula a pianta centrale. Questa è lasciata completamente sgombra ma con la possibilità di ospitare eventi ed esposizioni. L’architettura si riduce a monolite puro anche se complesso, elemento misuratore e riferimento di scala per la comprensione dell’ambiente circostante, introdotto dalla compressione spaziale in ingresso e dall’articolazione su due livelli che conferisce dinamismo e possibilità inedite.
Marco Ferrari
Laureato in architettura ma interessato a qualsiasi altra cosa, ha frainteso la formazione come una scusa per spostarsi dalla Aarhus School of Architecture al Giappone di Sou Fujimoto, dal Cile della tesi all'India di Studio Mumbai. Ha lavorato per Dorte Mandrup, Cassina e Spaces like Actions.