Neutelings Riedijk Architects è uno studio tra i principali protagonisti della scena architettonica olandese degli ultimi vent’anni, fondato da Willem Jan Neutelings e Michiel Riedijk. La progettazione, secondo i due architetti, è un viaggio di scoperta dai diversi volti.
L’edificio per il concorso della sede centrale di ABN AMRO Bank di Amsterdam è un esempio che permette di cogliere molti aspetti, anche se non è mai stato realizzato. Si tratta di una torre alta 100 metri alla quale è stato attributo un carattere di solidità e porosità, cinta da un involucro in vetro. Ciò che si potrebbe inizialmente chiamare “massa scavata” diventa in realtà un sistema di cavità, tenute insieme dai pieni, senza dimenticare il senso di solidità che l’edificio deve comunicare
La sintesi del progetto è il risultato di tre componenti (evocazione, conoscenza e abilità) legate dall’intuizione. A tal proposito è interessante osservare la capacità narrativa dei modelli di studio (intesi come strumenti di ricerca formale), per comprendere in una visione unitaria la relazione tra pieni e vuoti e gli elementi che li compongono.
Una forma che si configura come una torre alta 30 piani è strettamente legata al suo sistema costruttivo, in cui è previsto un nucleo portante e travi a sbalzo. In questo progetto il core strutturale è posto su un lato e la restante superficie (50 x 50 metri) può essere liberamente suddivisa. Ogni piano può avere una configurazione diversa poiché un sistema di travi e pilastri con giunti rigidi forma una rete tridimensionale di travi Vierendeel (travi senza elementi diagonali). Con la soluzione adottata, la presenza delle cavità non incide sulla struttura: la maglia di pilastri e travi può essere interrotta ottenendo una redistribuzione delle forze. Le planimetrie si configurano come una griglia modulare all’interno della quale si distinguono la fascia dei servizi (contenuta nel nucleo portante), la superficie occupata dagli uffici e il vuoto delle cavità. Per comprendere il carattere della cavità interna e il suo rapporto con il pieno, gli architetti insistono sul sottovalutato potere informativo della sezione rispetto alla planimetria, poiché è lo strumento che più si avvicina alla percezione umana.
Le cavità o tasche sono aree semi-pubbliche dove si affacciano la hall, il ristorante, le sale conferenze, altre sale riunioni più piccole e gli uffici; i vuoti sono luoghi dove l’uomo può rifugiarsi dalla pressione delle attività quotidiane. Le tasche sono collegate da un sistema di scale mobili, di ascensori o di scale a chiocciola che trasformano il plesso in una città verticale con piazze, giardini, viali e vicoli, formando una rete di spazi interconnessi. L’identità di questi spazi è intenzionalmente non definita perché l’edificio è un sistema che muta attraverso la percezione di chi lo abita. Inoltre le cavità non sono casuali, ma progettate in base all’orientamento, la vista esterna e le stagioni per garantire l’esperienza sensoriale dei profumi e dei colori del cambiamento stagionale.
La pelle di vetro che riveste l’edificio lo protegge dal rumore del traffico e dagli agenti atmosferici, contribuendo a raffreddare l’aria esterna e ad irrigidire il sistema costruttivo; il clima interno è controllato, l’involucro è dotato di finestre apribili che consentono una ventilazione naturale, contribuendo così al risparmio energetico. La banca non è percepita come un oggetto statico, ma come una rete spaziale dinamica, e perciò saldamente collegata alle infrastrutture che collegano la città. Concepita come una gigantesca macchina orientata all’elaborazione delle transazioni finanziarie 24 ore al giorno.