IL CIBO UCCIDE è la prima personale del Collettivo Panem et Circenses (PEC), fondatore del CACCA (Centro di Arte Contemporanea sulla Cultura Alimentare). La mostra, che rientra nel nuovo progetto COLLAcontemporary e nel circuito di NEsxT, Independent Art Network, è stata inaugurata sabato 8 ottobre presso la Fusion Art Gallery di Torino.
Il cibo uccide non è una provocazione, la ripetizione e le lettere capitali sono propiziatorie.
Afferma Barbara Fragogna, curatrice della mostra.
Se per Giovenale Panem et Circenses erano sedativi per il popolo, il collettivo ribalta questo concetto sostenendo che nella cultura di oggi il pane è il divertimento del popolo. Lui, Ludovico Pensato, laureato in Scienze della comunicazione, e lei, Alessandra Ivul, laureata in Filosofia, sono “attivatori di menti”, stuzzicano il palato e le sinapsi dello spettatore attraverso pratiche di partecipazione in cui il cibo è presupposto per scatenare nuovi accostamenti di idee nelle “papille” neuronali.
Il collettivo, nato a Berlino nel 2012 da un’esperienza interattiva con altri artisti, torna in Italia per trasmettere al pubblico mediterraneo un’ idea sottile, profonda e sagace della più grande dipendenza e necessità umana: il cibo.
I due artisti metabolizzano la vita, i fatti esistenziali che affliggono il quotidiano per rigurgitarli attraverso la metafora del cibo in un bolo alimentare masticato e digerito di installazioni e performances atto a nutrire la mente dello spettatore.
Il “dispositivo” (che è proprio un “innesco”) si colora di pop, neon, pattern, è bianco e nero pesante, è natura-terra-bestia vegetale, è minimal e barocco, è storia e rito ancestrale, è un sospiro mozzato che sfocia nel riso imbarazzato. Il dispositivo costringe e libera, intasa ed espelle. Il dispositivo è peristalsi.
Trattando le frontiere più antitetiche del mondo si interrogano sui temi più indigesti: dal pornfood, all’ortodossia e alla fame nel mondo, come in Ein Hungerkünstler, l’opera partecipata in cui PEC crea una situazione ideale di condivisione del piatto vuoto con chi soffre la fame, il tutto davanti ad un gran buffet che fino alla fine resterà intonso.
La relazione tra cultura e natura è il filo conduttore di molte iniziative. A partire dal mondo vegetale in “Tutti i nostri sforzi sono vani” in cui la caramella è dispositivo alimentare dell’opera che invita ad “attivare lo stato vegetativo” dello spettatore, un ossimoro dal quale scaturisce l’ osservazione sulla piena vitalità del regno vegetale da cui proviene gran parte del cibo che ingeriamo.
Punto di disgiunzione tra uomo e cultura è Mæn-Hiər, un lavoro sul pane e sulla sua analogia con il menhir, primo elemento/gesto architettonico artificiale con cui l’uomo modifica lo spazio e crea un luogo. Così il pane è il menhir dell’alimentazione, il primo cibo “creato” dall’uomo con delle tecniche di trasformazione della materia prima.
Insieme agli studenti del Master Europeo in Storia e cultura dell’Alimentazione si raggiunge lo stato emozionale in Cibofòbia, un’ opera che riflette sulla paura alimentare come emozione soggettiva ed universale.
Mangiare, ossia far superare ad un corpo estraneo la soglia della bocca, è un atto inclusivo, intimo e in quanto tale sempre potenzialmente pericoloso…Il nocivo del passato e le paure connesse sono primariamente legati ad una non conoscenza delle materie e delle tecniche; il nocivo odierno e le paure collegate sono, al contrario, spesso dovute a nuove e molteplici conoscenze (o presunte tali) che se da un lato ci mettono in guardia dal pericolo dall’altro concorrono a creare un terreno fertile per fenomeni un tempo sconosciuti come l’ortoressia. E in futuro? Cosa o chi provocherà in noi la paura alimentare?
Non solo temi aspri o amari, ma anche dolci storie raccontate da una città sul mare. Ristorante al faro,1917 traduce il concetto di convivialità in una tavola in cui è servito al commensale il dono di una favola.
Il Cibo, elemento materico e simbolico, e la vocazione relazionale nella pratica artistica sono gli elementi alla base di questa ricerca, in cui lo slogan, Il cibo uccide, raffigurato come su un pacchetto di sigarette, non risulta essere una mera provocazione convenzionale ma la naturale e salvifica visione di un mondo ormai ossessionato dalla cultura del cibo.
Recap:
IL CIBO UCCIDE
Panem Et Circenses
Fusion Art Gallery, Piazza Peyron, 9g, 10143 Torino
8 – 31 ottobre 2016