Il peso di una sola parola può gravare nella nostra mente per minuti, ore, anni. Il peso di un pensiero messo per iscritto su un foglio, dichiarato su un muro, stampato su un poster pubblicitario, dura più di quanto ci aspettiamo. Jenny Holzer (Gallipolis, 29 luglio 1950), artista statunitense, fa della parola il suo mezzo di espressione artistica prima che di comunicazione. Dagli anni ’70 ha sublimato lo status di arte concettuale a nudo e asciutto concetto anche nella sua rappresentazione estetica.
I suoi Truisms, realtà ovvie, hanno sfondato negli anni ’70 anticipando quella comunicazione non convenzionale che oggi chiamiamo guerriglia marketing. Nero su bianco, i truismi sono aforismi in ordine alfabetico limitati ad una riga che partono da frasi note per tramutarsi in ammonimenti, provocazioni, riflessioni che inevitabilmente aprono la mente di chi legge. Difficile restare impassibili: obiettivo è assumere un personale punto di vista per poi assimilare immediatamente il messaggio come se l’avessimo sempre saputo. Queste “banalità” si sono diffuse in un primo tempo su qualsiasi tipo di supporto facilmente fruibile: t-shirts, volantini, confezioni di profilattici, cappellini o tabelloni segnapunti.
Negli anni ’80 la Holzer decide di inserire i suoi aforismi tra i grandi pannelli pubblicitari che illuminano le pullulanti strade di New York. Famoso è il suo lavoro Spectacular Board che ha fatto di Protect me from what I want un motto impresso nella memoria dei passanti. Non sono inviti ad acquistare l’ultimo prodotto in voga, ma l’esortazione ad acquisire fiducia in se stessi o consapevolezza verso gli eventi che ci circondano, sono spot pubblicitari per la nostra coscienza. Con l’avvento di internet, nel 1995 crea il sito adaweb che continua ad aggiornare con le sue frasi in maniera criptica e totalmente anonima. L’intenzionalità artistica di non firmarsi accentua l’universalità dei messaggi trasmessi, affermazioni brevi ed incisive che ancora oggi continuano a colpire il senso comune, il pensiero dominante o qualunque tipo di pregiudizio grazie alla loro profonda ma trasparente chiarezza.
Sintetica, forte, sfrontata, Jenny Holzer ha fatto parte di Colab, quel gruppo di artisti a cui apparteneva Basquiat, che considera come primo luogo di espressione gli spazi urbani e metropolitani per dare vita ad un’arte pubblica inserita in un museo all’aperto. Nel 1970 studia un nuovo supporto artistico, la luce al led della quale dirà:
“Mi ha improvvisamente cambiato l’enfasi delle mie opere. Era come avere la voce dell’autorità che diceva qualcosa di diverso da quello che direbbe normalmente”.
Fa uso di stecche luminose intermittenti e coloratissime sulle quali scorrono frasi che nell’installazione Laments per il Dia Center di New York diventano continui pensieri sulla morte di uomini, donne e bambini. Con questi usuali mezzi di comunicazione di massa tratta temi forti in modo singolare e incisivo nel concetto e nella forma.
Dai Led sposta il suo interesse a nuovi veicoli artistici, dalle lastre di marmo arriva a sperimentare negli anni ’90 la pelle umana nella serie Lustmords, su commissione del quotidiano tedesco Süddentsche Zeitung durante il periodo della guerra in Bosnia, per il quale realizza fotografie di dettaglio del corpo umano con espressioni di violenza scritte a mano col sangue di otto donne tedesche e slave. Il suo lavoro diventa pungente, coinvolgente, psichedelico per poi abbracciare in modo più morbido ed elegante i volti di un’intera città nelle opere degli anni ’90, Projections. Il nuovo foglio sono le facciate di edifici sparsi in tutto il mondo, da Roma ad Oslo proietta frasi allo xeno che si succedono come la storia di una pellicola cinematografica.
Sembrano parole cadute dal cielo che si posano decise su prospetti sempre diversi. Allo spettatore non resta che attendere la prossima frase che rimarrà impressa senza firma nel pensiero. L’artista non si confronta più con cartelloni pubblicitari ma con elementi materici quali intonaco finestre modanature. Il rilievo, le forme dell’architettura o il riflesso dell’acqua, elemento spesso presente, lasciano un margine di imprevedibilità all’opera il cui risultato sarà visibile solo azionando il proiettore.
Don’t allow the lucid moment to dissolve
True freedom is frightful
Action causes more trouble than thought
Sono solo alcune delle frasi che la Holzer disegna e non si stanca di raccontare perché ogni edificio ha una sua linea che spezza diversamente il lavoro pensato in studio in una continua sperimentazione tra ordine e casualità. La duplice valenza del suo lavoro si riflette nella personalità artistica di Jenny Holzer forte e passionale, immediata e profonda, decisa e sensibile. Le sue opere sono il ritratto cristallino del suo pensiero impegnato ad accendere le menti, denunciare condizioni scomode e smuovere la vulnerabilità umana. Esempio singolare di donna nell’arte al pari di artiste come Barbara Kruger e Cindy Sherman, oggi siamo curiosi di scoprire la sua ultima opera per l’apertura nel 2017 del nuovo Louvre ad Abu Dhabi.