Carl Theodor Sørensen interpreta l’idea di giardino in modo architettonico creando muri fatti di paesaggio, sequenze di stanze attraversate dal vento in cui potersi perdere, come se fossero labirinti. Il muro è considerato un giardino, come ciò che è contenuto all’interno e lo spazio interstiziale tra i recinti; a seconda del progetto alcuni tipi di giardino sono pensati per la stasi e la contemplazione, altri per il movimento e altri ancora segnano in modo sottile il confine tra gli altri due.
In De Runde Haver a Nærum, Sørensen si misura con il tema delle kolonihaver danesi, villaggi in miniatura dove gli edifici sono capanni da giardino o micro rifugi estivi. I recinti ovali contengono le zone private, definendo in negativo uno spazio interstiziale dinamico fatto di percorsi divergenti. Attraversare De Runde Haver è un piccolo viaggio, la morbida superficie orizzontale cambia continuamente e contrasta con la ripetitività dei recinti, comprimendo in pochi passi potenti esperienze spaziali.
Anche per il parco di Herning Sørensen utilizza la tecnica dei recinti per definire spazi-giardino: questa volta si tratta di una serie di stanze all’aperto concatenate, le cui forme variano per dare diverse sensazioni di compressione o apertura. Ogni stanza è una figura geometrica indipendente e lo spazio che le separa suggerisce un percorso autonomo, secondario e più misterioso rispetto alla serie di stanze concatenate. Si tratta quindi di due labirinti in parallelo, uno fluido, segreto e senza elementi di spicco e l’altro marcato dalla continua sorpresa di entrare in una nuova stanza. Essendo fatto di materiali naturali, il parco è molto sensibile al variare dell’ambiente: vento o luce alterano la superficie vibrante delle foglie, in estate la sensazione è di un muro spesso e rinfresca la vista mentre in inverno i muri diventano trasparenti e le figure geometriche iniziano a sovrapporsi.
De Runde Haver e il parco di Herning sono due modi speculari di sviluppare il tema del recinto: nel primo caso il movimento avviene attraverso gli spazi interstiziali tra le figure geometriche, che sono sempre uguali e private, mentre a Herning è lo spazio interstiziale a essere misterioso, mentre ci si muove con sorpresa tra le figure geometriche tutte diverse. I paesaggi di Theodor Sørensen sono un invito al perdersi, al reinterpretare costantemente lo spazio e il suo negativo, ad assaporare l’ambiguità tra architettura e paesaggio.