Nella periferia della città di Aisai, prefettura di Aichi, lo studio Daisuke Yamashita Architects ha progettato una residenza per una famiglia di cinque persone ispirandosi ai prodotti dell’industria locale giapponese.
L’area di progetto è investita da un’urbanizzazione controllata, con spazi non ancora edificati nei dintorni. Questa condizione ha condotto gli architetti ad approcciarsi al progetto mediante geometrie semplici, ma ricercate.
Il quadrato è stato scelto come modulo-guida: il volume è composto da un cubo di 8,2 metri, diviso in tre livelli, ognuno dei quali è costituito da nove quadrati che ospitano una precisa funzione domestica.
La modularità è allo stesso modo presente nello scheletro dell’edificio, il quale presenta una griglia di sostegno principale costituita da otto travi in acciaio trafilate ad H poste sul perimetro esterno, assenti negli angoli e raccordate mediante travi orizzontali principali, formando un core strutturale al suo interno. Un sistema di tiranti, in prossimità dei nove moduli dei solai e della fascia centrale, collabora con il sistema portante, il quale poggia su un piano in calcestruzzo armato.
L’edificio è rivestito da una pelle in lamiera zincata ondulata, nella quale moduli, piccole parti o interi angoli “sbiadiscono” per diventare grandi e piccole vetrate.
Lo spazio interno è molto articolato e, nonostante il modulo serrato, la disposizione dei materiali e degli elementi produce spazi flessibili e dinamici.
Il nucleo centrale è il fulcro dell’abitazione, un vuoto a doppia altezza in cui le vetrate rendono visibili i tiranti, le travi o i parapetti metallici al livello superiore.
Il piano terra ospita ambienti collettivi e luoghi della tradizione giapponese, strettamente connessi alla presenza di un giardino. L’ingresso è un’estensione modulare della casa mediante tre spazi che creano un portico comunicante con l’esterno attraverso pannelli pieghevoli in policarbonato.
I tre corpi diventano l’elemento di relazione urbana e di orientamento dell’edificio nel suo contesto ottenendo un allineamento delle scale al margine della strada. Un ingresso secondario serve il parcheggio privato. Il secondo piano ospita la zona notte e i servizi annessi, raggiungibili attraverso due scale che hanno un diverso carattere di intimità. Una serve in modo più diretto l’asse di distribuzione della zona notte e conduce alle altre camere da letto al terzo piano. La scala presente nella zona collettiva del piano terra, invece, conduce ad un ampio spazio, un luogo di mediazione tra zona giorno e zona notte, che si relaziona con l’esterno mediante le grandi vetrate in policarbonato e con l’interno attraverso il vuoto a doppia altezza, rafforzandone il significato.
I luoghi della residenza hanno una forte identità spaziale legata all’unità formale che gli architetti hanno saputo esprimere e, l’uso diversificato del materiale dei pavimenti, delle pareti e dei controsoffitti rendono ancora più chiare le relazioni. Si accosta il pavimento bicromo ad uno in legno chiaro, come a delineare l’identità degli spazi in assenza di pareti e allo stesso modo accade per i pannelli in legno di ciliegio affiancati a pannelli bianchi dei divisori o dei controsoffitti che rendono più chiari gli spazi più intimi.
La luce sembra individuare i due aspetti contrapposti che hanno generato questo edificio. Di giorno la luce che invade gli spazi dalle grandi vetrate sembra essere tagliata dagli elementi metallici più sottili, facendo percepire un luogo quasi distaccato, più razionale, che ricorda l’industria, in contrasto con l’energia che sprigionano le luci domestiche alla sera, che riaccendono i colori degli interni generando il calore e l’accoglienza che si può trovare in un luogo domestico.