L’attività di Marcio Carvalho, artista portoghese attivo tra Berlino e Lisbona, si basa sulla morfologia della memoria e spazia tra diverse discipline e credenze come sciamanismo, neuroscienze, psicologia sociale, archivistica e studi post-coloniali. Oltre ad essere un artista perform-attivo, Carvalho è presente in vari progetti nella capitale tedesca e ha creato il primo TV show dedicato all’incontro tra performing arts e attività paranormali.
La sua arte e la sua ricerca personale includono anche le differenti modalità di commemorazioni pubbliche, specialmente segni e sistemi mnemonici utilizzati nel quotidiano, incorporandoli al fine di ricreare narrative specifiche del passato. I luoghi pubblici per Carvalho rappresentano lo spazio in cui gli artisti, insieme ai loro progetti, possono ricreare un nuovo spazio in cui far confluire le esigenze democratiche attuali, per esempio contestualizzare e demitizzare alcune narrative egemoniche che talvolta ci sentiamo costretti a utilizzare per immaginare le prospettive future.
Il blu cobalto è il colore principale delle azulejos, le piastrelle portoghesi che ritraggono come orgoglio nazionale i passati avvenimenti di dominazione coloniale. Queste ceramiche sono presenti in molti luoghi sia privati che pubblici a Lisbona e portano chi le guarda a ricordare una versione del passato coloniale portoghese molto precisa. Queste piastrelle sono quindi diventate oggetti dal contenuto indubbio e indiscutibile, producendo – e mantenendo intatta – un’iconografia legata al passato della nazione che è entrata nella storia di ogni portoghese come parte integrante. Quindi nel momento in cui impariamo il passato attraverso queste raffigurazioni, veniamo privati delle identità individuali.
La serie fotografica “The Era of Involuntary Memory” lavora in una maniera incrociata con immagini di anonimi, trovate da antiquari e mercatini di seconda mano. Quando entrano nell’orbita dell’artista queste non sono più solo foto, ma oggetti forieri di storie. Dice Marcio Carvalho riguardo al suo primo show, avvenuto nel 2015: “Le persone ritratte mi hanno visitato in sogno, erano interessate a sapere cosa stessi cercando mentre utilizzavo le loro foto. Mi piace pensare che queste possano essere l’unico ritratto della persona e che potrebbero provare la sua esistenza. Forse qualcuno utilizzò queste foto per mantenere viva la memoria di un defunto, forse erano incorniciate con oro, appese a pareti variopinte, finite casualmente in un album fotografico nel soggiorno, poi in un cassetto, e poi finalmente tra la polvere, in mezzo a tante altri oggetti simili. Quando stampo i motivi delle ceramiche portoghesi sul volto di queste persone, sto rubando la loro identità, talvolta creando mostri: l’etimologia della parola mostro è, appunto, ‘rendere visibile’ ”.
Photo credits: Raisa Galofre and Patrik Bablo