O’Donnell + Tuomey
Sheila O’Donnell e John Tuomey appartengono a una generazione di architetti irlandesi che hanno fatto della progettazione urbana, del valore civile della città e dell’identità culturale punti fermi del loro iter professionale.
Nel libro Archaeology of the Air, la scrittrice Kester Rattenbury, nel descrivere il lavoro di O’Donnell + Toumey, afferma che la distanza che intercorre tra narrazione, lettura di immagini, ed esperienza architettonica è incolmabile: la potenza delle loro architetture è esperibile unicamente nella fruizione dei loro spazi.
La terra, nell’opera di O’Donnell + Tuomey, non è il terreno su cui costruire ma il contesto per eccellenza; le loro forme plastiche mirano a creare un rapporto osmotico tra interno ed esterno, rendendo il paesaggio un prodotto derivato dall’esperienza architettonica.
Con il Saw Swee Hock Student Centre di Londra, gli architetti irlandesi palesano il loro talento, esportando il loro linguaggio formale e declinandolo rispetto al contesto.
L’edificio, che si inserisce in un sito complesso, al crocevia tra tre strade, è caratterizzato da numerose restrizioni dettate dall’intorno e incorpora sotto un unico tetto varie funzioni: pub, mediateche, luoghi per la preghiera, palestre, uffici e spazi sociali. La pianta vive simbioticamente con l’intorno e la plastica della facciate rende l’edificio di O’Donnell e Tuomey, un organismo visibile dagli utenti provenienti da qualsiasi via d’accesso.
Le piante dell’edificio si diversificano tra di loro, e si adattano alle rispettive funzioni; le scale fungono da collegamento funzionale e spaziale, e al tempo stesso come collante sociale, creando momenti di aggregazione su ogni livello.
“…London is a city of brick…”
(O’Donnell + Tuomey)
Il rivestimento in mattoni, pieno in alcuni punti e traforato in altri, crea un pattern di compattezza e trasparenza, rivelando il complesso puzzle compositivo di volumi. Durante il giorno la trama di mattoni permette un’efficace illuminazione degli spazi interni; la sera, invece, il rivestimento filtra la luce dei volumi e trasforma l’edificio in un lucente prisma di mattoni.