“Così lontano e così puro, nessun senso solo linee di sangue. Iran.” [B.B.S.]
Quando ho cominciato a guardare il lavoro di Boris Bidjan Saberi con occhi più attenti, più in profondità, ho scoperto una nuova dimensione tecnica dell’abbigliamento maschile.
Mentre molti dei suoi contemporanei cercavano a fatica di sviluppare uno stile stravagante che quasi sempre sfociava in collezioni troppo cariche di fantasia, Boris si è tenuto sul semplice. Ha scelto di creare abiti facili da indossare e dal basso profilo, che ovviamente traggono ispirazione dalla strada, ma sempre con qualcosa di estremo.
Il suo approccio alla moda è al contempo sperimentale e funzionale, concreto, senza troppi voli pindarici. Le sue creazioni sembrano semplici, ma appena si va oltre il primo strato dell’aspetto casual, si scopre un elevatissimo livello di sofisticazione. Boris è spesso definito “l’alchimista della moda” proprio perché fa della sperimentazione l’elemento fondante del proprio lavoro: basti pensare a come riesce a rendere unici tessuti naturali e pelli con metalli industriali, gomma naturale, plastica, catrame, cera e persino sangue. Nelle collezioni precedenti ha creato una pelle rossa trasparente, un’innovazione senza precedenti.
Nelle collezioni precedenti sperimentava con la pelle di bufalo, e incollava fogli di alluminio sotto il tessuto per creare abiti o accessori modificabili, che seguono le linee del corpo proprio come se fossero aderenti; una mélange di lino e plastica per gli abiti e gomma naturale vulcanizzata per le suole delle scarpe, si sono rivelati una soluzione a dir poco geniale per decontestualizzare e straniare materiali di uso comune.
Successivamente Saberi è passato al cotone ingrassato e al lino spalmato per le camicie della collezione s/s 2013, mentre per le giacche e i pantaloni dei completi ha lavorato con tessuti innovativi come il cotone spalmato con carta, il cavallino traforato, il vitello trattato con acido e la pelle d’anguilla ingrassata.
I principali riferimenti del designer e stilista sono stati e continuano ad essere la cultura vestimentaria mediorientale e lo skate, che ha sempre rappresentato una grande attenzione per la fisicità. D’altra parte Saberi sembra aver trovato una nuova direzione che ultimamente lo ha portato verso un look più costruito e sartoriale.
“Per me non avrebbe senso creare una collezione, se non fosse portabile al cento per cento. Infondo la devi vendere, se vuoi che la gente partecipi al tuo mondo; altrimenti sei solo presuntuoso”. Diretto, concreto e provocatorio.
“Structurism”: when the architect meets the taylor – A/W 2014/15
Il talento innato di Boris Bidjan Saberi ha sicuramente origine nella ricchezza culturale delle sue radici, ed è proprio dal variegato background intrinseco che prende vita la sua a/w 2014/15, “Structurism”.
L’ispirazione principale è l’architettura dell’impero ottomano; rifiutando ogni tipo di eccesso ornamentale Saberi scolpisce forme più strutturate rispetto alle collezioni precedenti, facendo coesistere con grande maestria sofisticati elementi sartoriali con il consueto stile streetwear, vera e propria caratteristica estetica del brand.
Come al solito Boris non si smentisce in quanto a ricerca meticolosa di materiali e sperimentazione quasi maniacale. I cuoi lavorati, le lane e i cachemire ruvidi creano eccezionali giochi di morbidezza e rigidità. I tagli netti e puliti uniti a tessuti a maglia grezzi, ed ancora forme morbide e pelli lucide esaltano al meglio la sensazione di “auto-protezione” che Saberi esprime in ogni collezione.
Non è un caso infatti che i propri modelli diano l’impressione di militari di ritorno dalla guerra, o comunque di viaggiatori nomadi, caricati da zaini visibilmente oversized.
Insomma Structurism è l’espressione di due anime in una: quella rigida e netta dell’architettura ottomana, e quella morbida e fluente dello streetwear. Due anime così diverse e apparentemente così lontane, che Saberi è riuscito a far coesistere armoniosamente, dimostrando ancora una volta di essere un vero e proprio visionario.