Facoltà di Architettura dell’Università di Oporto (1987-1996)
Alvaro Siza Vieira
«La mia architettura non ha un linguaggio prestabilito (…) né aspira a diventare essa stessa un linguaggio, si tratta piuttosto di una risposta a un problema concreto, una situazione di trasformazione di un luogo alla quale partecipo. Un linguaggio prestabilito, puro e semplice, non mi interessa».
Alvaro Siza progetta e realizza nell’Università di Oporto, tra il 1987 e il 1996, la Facoltà di Architettura; in questo complesso, come generalmente nell’opera del maestro portoghese, la conoscenza del luogo, intesa come osservazione della realtà, è la prima fase necessaria all’inserimento di un singolo tassello in un mosaico più vasto.
L’attenzione al paesaggio, ai materiali, ai sistemi costruttivi, alle tradizioni e alle persone, è imprescindibile alla progettazione di edifici radicati nel contesto, parti integranti e costituenti del sito.
Il nuovo polo si siede su un terreno terrazzato, tra la foce del fiume Douro, la Via Panoramica e il ponte di Arrabida, uno dei maggiori accessi alla città.
Gli elementi del complesso sono allineati secondo direttrici che seguono la topografia del terreno, e i volumi si articolano costruendosi con la natura del giardino circostante.
L’impianto, che può ospitare fino a cinquecento studenti, si divide in due blocchi: un volume dalla forma allungata, disposto a nord, comprendente spazi amministrativi, biblioteca, auditorium e una sala espositiva; quattro volumi, disposti a sud, costituenti il secondo blocco, sono destinati alla didattica e agli uffici dei docenti.
Il collegamento tra i volumi costituenti il blocco sud e il blocco dei servizi, è fornito da percorsi sotterranei situati all’interno della piattaforma triangolare formatasi tra i due allineamenti e delimitata dai muri di sostegno in pietra.
Sulla superficie esterna della piattaforma, una piazzetta semiaperta verso il paesaggio diventa uno spazio per la socializzazione, e il punto focale del complesso.
Gli spazi vuoti tra i vari edifici articolano il complesso per mezzo di piattaforme e percorsi, integrando le nuove costruzioni anche con le preesistenze.
«Nel caso di Siza siamo al cospetto di un architetto che tiene conto del contingente, dell’imprevisto. La sua architettura riconosce l’importanza dell’istante e si sorprende davanti a uno stato di cose che avrebbe potuto essere in un altro modo».
Rafael Moneo
La contingenza di questo edificio rispetto al sito, si palesa anche mediante l’utilizzo di diverse tecniche per la costruzione del padiglione intitolato a Carlo Ramos. Il nuovo edificio, la cui geometria, ritorta a formare una corte, trova la sua giustificazione nella topografia del sito, si serve di appoggi puntuali in cemento armato e di un sistema di muratura armata, scelto da Siza per non intaccare le radici di un grande albero.
Siza raggiunge con questo edificio una compiuta sintesi tra luogo ed edificio, una relazione inscindibile tra architettura e contesto.