Continuità, natura e artificio, tempo.
È attraverso questi valori che João Nunes spiega la sua idea di paesaggio.
Se la vita di un edificio giunge al suo culmine all’atto stesso del compimento della costruzione, subito dopo il quale inizia l’inevitabile processo di decadimento dei materiali, quella di un ambiente naturale segue invece una curva asintotica, associata allo sviluppo dei componenti naturali inseriti all’interno di esso, per cui la vita di ciascun essere vegetale parte dall’origine e con ritmi diversi cresce e si evolve nel corso del tempo.
Per João Nunes il Tempo non è un nemico contro cui combattere, un ostacolo alla preservazione dell’immagine del progetto, quella cristallizzata sulla carta, al contrario è un elemento propulsore essenziale, sfruttato in maniera tale da coadiuvare la creazione di uno spazio che col tempo si crea, cambia, si modella su se stesso, magari assume anche forme inaspettate.
Per dare un’idea di quest’azione del Tempo sullo Spazio, il paesaggista portoghese è solito fare uso dell’immagine del palinsesto (dal greco pálin psestòs, “raschiato di nuovo”), pergamene che venivano scritte, cancellate e riscritte, ma attraverso la quali era comunque possibile decifrare ciò che vi era stato scritto in precedenza, per l’impossibilità di eliminare del tutto l’ inchiostro.
Il primo progetto in cui questo concetto del palinsesto emerge in maniera chiara e coerente attraverso il design è il parco fluviale di “Tejo e Trancão”, situato nella zona di confluenza dei due fiumi omonimi e realizzato nel 1994 in occasione dell’EXPO’ del 1998 di Lisbona, su progetto del suo studio PROAP di Lisbona e lo studio Hargreaves Associates di San Francisco.
Il sito era un’ex-area agricola di carattere paludoso, le cui caratteristiche peculiari erano state profondamente segnate, nell’arco di poche decine di anni, da una serie di attività produttive industriali accompagnate da una pesante infrastrutturizzazione.
Il progetto realizzato risponde alle numerose richieste del bando integrando attività quali infrastrutture per il riciclo di rifiuti liquidi e solidi e impianti per la pratica di alcune attività sportive, coniugandole con la progettazione di aree verdi che, non potendo ripristinare del tutto le qualità originarie dell’area, vanno a sovrapporsi, come in un palinsesto, al preesistente, valorizzandolo o modificandolo dove necessario.
La superficie viene resa vibrante grazie alla creazione di una sorta di dune artificiali, come degli enormi graffi che, conficcandosi nel terreno, ne sollevano una parte, modellando una successione di inarcature che sfruttano l’esposizione nord-sud per favorire l’inserimento di un assortimento variegato di specie arboree, valorizzano le viste e conferiscono allo spazio una qualità apprezzabile sin da subito, inizialmente tramite lo shaping del paesaggio, successivamente grazie allo svilupparsi dei naturali processi vitali della vegetazione introdotta.