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Peroni
Artwort Design Museo del Marchio Italiano
  • Design

Museo del Marchio Italiano

  • 12 Maggio 2014
  • Roberta Esposito

“Una grande documentazione visiva basata su un’accurata ricerca storico-grafica sull’evoluzione, il cambiamento e il restyling dei principali marchi italiani. Questo museo virtuale si pone come polarizzatore della tracciatura iconografica della storia industriale e grafica italiana contribuendo al suo approfondimento e alla sua valorizzazione; rappresenta, inoltre, un approfondito resoconto della storia visiva del made in Italy dal quale emergono le oscillazioni del gusto, gli stili e le tendenze. Tali valori hanno portato la produzione artigianale e industriale italiana ad eccellere nella competizione commerciale internazionale. Al di là dell’interesse strettamente grafico, questo museo genera anche un tuffo nei ricordi, nell’immaginario collettivo fatto di motorini, di gelati, di lavatrici e di spumanti.”
E’ così che si presenta il Museo del Marchio Italiano, un’ idea semplice, ma precisa e necessaria, che si materializza in un portale online, ideato e curato da Raffaele Fontanella, Maurizio Di Somma, Marcello Cesar e Francesco Ruta, quattro grafici campani.

Buitoni - Museo del Marchio Italiano (1960)
Buitoni – Museo del Marchio Italiano (1960)

Il sito web è stato pubblicato lo scorso 29 marzo, ma l’idea di un’indagine sui marchi italiani nasce già nel 1990 con la tesi di laurea in Economia e Commercio di Raffaele Fontanella, intitolata “La grafica nella comunicazione aziendale”.
« Tra i diversi punti – racconta Raffaele –  si analizzava il restyling nel tempo dei marchi e le motivazioni che spingevano le aziende ad aggiornare la propria identità visiva. Da lì, quasi involontariamente, con i miei soci abbiamo collezionato e monitorato quello che succedeva in Italia nella progettazione dei marchi tanto da pubblicare, nel 2003, il libro “Come cambiano i marchi” edito da Ikon Editrice di Milano. Poi avremmo voluto realizzare un vero museo, come il Museum of Brands di Londra, ma ci siamo fermati alle prime ostruzioni. Abbiamo ripiegato sul sito web, sul museo virtuale, molto più facile da realizzare, da controllare e da aggiornare.»

Nel portale online sono presenti due percorsi da poter consultare.
Il primo itinerario raccoglie la trasformazione compiuta da 68 marchi dalla loro origine ai giorni nostri.
Il cambiamento nel tempo di Algida, Barilla, Peroni, Buitoni, Fiat, Benetton, Olivetti e tanti altri, viene raccontato con perizia dal punto di vista grafico e ci permette di capire un pò anche le strategie di marketing e comunicazione adottate dall’azienda. Il tutto accompagnato da una corposa galleria di immagini contenente alcune illustrazioni risalenti addirittura alla fine dell’Ottocento/ primi del Novecento, inserti pubblicitari ritrovati su vecchie riviste, schemi di costruzione del logo che deve essere capace di conferire al fruitore una serie di suggestioni sensoriali che siano coerenti con la filosofia che quel marchio porta avanti.
Il secondo itinerario, invece, è una raccolta di marchi, progettati ex novo o di cui non è ancora stata ricostruita tutta la storia grafica. Sezione che crescerà ancora in maniera esponenziale in quanto destinata ad accogliere tutti i marchi dei migliori designer italiani.

FIAT - Museo del Marchio Italiano
FIAT – Museo del Marchio Italiano

La scelta di legarsi unicamente al Made in Italy nasce dalla sfida di accattivare anche e soprattutto lettori stranieri, sempre nell’ottica di valorizzare l’artigianalità e il design del prodotto italiano. Una scelta vincente in quanto sia il libro che il sito sono molto venduti e cliccati all’estero.
Infatti così come il prodotto italiano presenta notevoli qualità di realizzazione, cura dei dettagli, fantasia del disegno e delle forme, allo stesso modo anche il marchio in sé si propone di veicolare tali eccellenze.
Tende a raffigurare, con un preciso stile grafico, figlio del clima e del gusto in cui è stato concepito, valori estetici che in un dato momento storico vengono ritenuti fondamentali e distintivi.

Da un’analisi a grandi linee si possono individuare tre macro tendenze storiche nella brand image nazionale del secolo scorso:
– Primo periodo: Corsivizzazione: Si fa uso elegante del corsivo che evocherebbe cura e attenzione;
– Secondo periodo: Costruttivista: V iene utilizzata una grafica più geometrica, robusta, “industriale”, rivolta ad esaltare i valori tecnologici e seriali della produzione;
– Terzo periodo (ancora attuale):  Trasparenza e leggerezza, al fine di evidenziare la smaterializzazione delle merci e il loro valore comunicativo più che utilitaristico.

Pavesi - Museo del Marchio Italiano (1956)
Perfetti - Museo del Marchio Italiano (1970)
Perfetti – Museo del Marchio Italiano (1970)
Perugina - Museo del Marchio Italiano (1959)
Perugina – Museo del Marchio Italiano (1959)
Piaggio - Museo del Marchio Italiano
Piaggio – Museo del Marchio Italiano
Plasmon - Museo del Marchio Italiano (1961)
Plasmon – Museo del Marchio Italiano (1961)
Benetton - Museo del Marchio Italiano
Benetton – Museo del Marchio Italiano
Cinzano - Museo del Marchio Italiano
Cinzano – Museo del Marchio Italiano
Buitoni - Museo del Marchio Italiano (1960)
Buitoni – Museo del Marchio Italiano (1960)
Buitoni - Museo del Marchio Italiano (1950)
Buitoni – Museo del Marchio Italiano (1950)
Moto Guzzi - Museo del Marchio Italiano (1971)
Moto Guzzi – Museo del Marchio Italiano (1971)
Campari
Campari

Il progetto del Museo del Marchio Italiano, prima ancora di diventare portale digitale, è stato una mostra itinerante, dal 2003 al 20011, articolata in dodici tappe nelle principali città italiane, nel corso delle quali è stato possibile esporre quello che ora è raccolto online.

Purtroppo le previsioni sulla possibilità concreta che questo museo virtuale diventi fisico non sono delle migliori.
«La cultura del design non è molto diffusa in Italia così come, ad esempio, lo è nei paesi scandinavi. – conclude Raffaele – Un’iniziativa del genere avrebbe tutte le giuste attenzioni nei paesi dove il design (quello grafico nel nostro caso) ricopre un ruolo importante e decisivo nelle agende politiche. Ci sentiremo tra vent’anni!»

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Roberta Esposito

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