Correvano gli anni ’50 nel Belpaese quando il nome di Giovan Battista Giorgini viene associato in maniera indissolubile alla nascita della moda italiana.
Si è soliti individuare una particolare data, il 12 febbraio 1951, una città di riferimento, Firenze, ed una location d’eccezione, la residenza dello stesso Giorgini prima, e la Sala Bianca di Palazzo Pitti poi, per riferirsi alla presentazione della prima sfilata di Alta Moda italiana ai compratori dei più importanti department stores esteri.
Queste le radici della più importante piattaforma a livello internazionale per le collezioni di abbigliamento e accessori: Pitti Immagine.
La fiera primogenita di Pitti Immagine è senza ombra di dubbio dedicata all’uomo, riservata agli operatori del settore, e si tiene due volte all’anno alla Fortezza da Basso.
Da poco è calato il sipario sull’edizione numero 86 di Pitti Uomo e gli esiti sembrano essere positivi. Infatti, genera soddisfazione l’aumento in termini percentuali nel numero totale di compratori, il quale registra il miglior risultato delle ultime edizioni estive.
Di pari importanza risulta essere il consistente effetto multiforme del progetto dedicato alla celebrazione dei 130 anni di rapporti commerciali tra la nostra penisola e la Corea.
A raccogliere i meriti è la Fondazione Pitti Discovery che riserva da alcune stagioni uno spazio ai nuovi protagonisti della scena economica e creativa internazionale, col chiaro obiettivo di favorire un terreno poliedrico di creatività e incentivare uno scambio multiculturale tra Italia e estero.
In collaborazione con KOCCA -Korea Creative Content Agency- la guest nation di quest’ultima edizione è stata la Corea del Sud, che si è distinta come una delle realtà più interessanti nel panorama fashion di ricerca.
La location dedicata all’iniziativa è stata individuata nella Polveriera, all’interno della Fortezza, nella quale sono andate in scena le collezioni di una selezione di brand coreani che fanno ricerca nel menswear.
Tra i vari nomi, quello di Byungmun Seo che si identifica come una linea di abbigliamento ready-to-wear dal tocco visibilmente provocatorio. Il brand si dota di una costruzione del vestiario assolutamente poco convenzionale che finisce spesso per giocare con modelli dai tagli creativi.
Oltrepassando gli schemi tradizionali del fashion, Seo va oltre.
Originario di Seoul, il designer si presenta come un giovane talento dall’indole tanto poetica quanto realistica, continuamente alla ricerca della profondità umana. È dai meandri dell’inconscio che le sue creazioni prendono vita, animate dalla contrapposizione di ciò che è il vero sé e quanto di soffocante c’è nella morale sociale.
La filosofia guida del brand sta nella consapevolezza che oggi la moda ha bisogno di essere innanzitutto funzionale, senza però escludere la capacità di riflettere un umore, la disposizione dell’animo, the mood and the state of mind: poetico, sensibile o malinconico che sia.
L’ispirazione trasuda un senso di eleganza discreta, l’essenza di uno stile senza tempo, disegnata attraverso tagli di modelli sperimentali dall’espressione monocromatica. È proprio nella limitazione dell’uso del colore, riservato in maniera esclusiva ad una palette di neri, grigi e tocchi di bianchi puri, la capacità di rendere versatili e facilmente mixabili i diversi capi che concedono così la possibilità di personalizzare il look.
La combinazione intelligente di tessuti di alta qualità con materiali ricercati segna un tratto distintivo di Byungmun Seo che intende vestire il gentiluomo del ventunesimo secolo. Affascinato dalla potenziale bellezza che la silhouette inaspettata ed insolita, complicata da linee asimmetriche e dai tessuti sovrapposti, può suscitare, Seo distrugge e poi ricostruisce nuove forme, associandovi significati diversi che convenzionalmente potrebbero non appartenergli ma che si tramutano in abiti specchio dell’anima.
La finale deduzione identifica l’artista come percettore della modellistica come un’arte e tale nozione si riflette notevolmente nelle sue collezioni. Riconosciute come concettuali, queste riflettono la visione di una buia e imbronciata sartoria che aspira ad incarnare il proprio sé.
Nello spazio a lui dedicato in fiera, è stata presentata la S/S Collection ’15 “The rebels at the down of new era”.