Giudicando valida la teoria secondo la quale ad ogni cambiamento sociale corrisponde un’adeguata corrente artistico-culturale, ritengo che sia esattamente in un’epoca segnata da una decadente e profonda crisi dei valori tradizionali, quale la nostra, che vanno fatti rientrare una serie di artisti dall’estro creativo che rompe gli schemi tradizionali, meritandosi l’appellativo di avanguardistici.
Non un decadentismo inteso nell’accezione negativa con la quale veniva designato verso il finire del diciannovesimo secolo, bensì la giusta, positiva e soddisfacente risposta al progresso, al superamento di canoni e limiti imposti dalla tradizione ormai obsoleti ed incongruenti a quanto di progressivo oggi circola.
Sensibilmente ‘avanti’, con un entusiastico senso dell’avventura, il gusto dell’opposizione e dell’antagonismo, la tendenza alla negazione e al nichilismo inquadrano, come se si trattasse di un vero e proprio movimento culturale, gli artisti del ventunesimo secolo.
Nel design, quindi in architettura, nel fashion così come nella musica, il comune denominatore risulta essere uno ed uno soltanto: la sperimentazione.
Lo sperimentalismo di un artista come JUUN.J sta esattamente in una carica di innovazione legata a quella di ricerca. Dall’attività di scavo o sabotaggio delle configurazioni artistiche deriva la produzione di antagonismo o radicalismo artistico.
Ancora Corea, sempre da Seoul, JUUN J con il suo ‘street tailoring’.
L’artista si forma attraverso lo studio, fa pratica presso diversi nomi importanti del fashion system e poi si lancia sul mercato con Lone Costume ma è dal 2007 che con un brand marchiato dal suo stesso nome calca le passerelle maschili delle Fashion Weeks parigine. La sua fortuna? L’imprevedibilità che segna le sue creazioni.
Annoverato tra i migliori fashion designer della scena mondiale degli ultimi e futuri anni, deve necessariamente essere temuto dai concorrenti della scena per la capacità di mostrarsi con un design che concilia avanguardia estetica e tradizionalità sartoriale.
Il filo conduttore, la sua idea di design, è riducibile ad una sola espressione: street tailoring. Lo stesso designer identifica così la propria capacità di ispirarsi alla street culture e di combinarla con una sartorialità incredibilmente vecchio stampo, tradizionale.
Ogni sua collezione riporta ad un’epoca, un film o un luogo.
In quest’ultima, ossia la S/S 15 , il filo conduttore sta nel gioco delle proporzioni e della mascolinità, l’ambientazione è quella di una sportiva era spaziale.
Un futurista, JUUN J, che non si limita a definire un solo campo d’azione. Collezioni punk, poi gotiche, altre volte rock segnano la sua capacità di spostarsi sulla linea del tempo originando outfit innovativi ma soprattutto portabili e tanto versatili da rendersi unisex.
La sua area d’azione si allarga ben oltre l’abbigliamento. Corteggiato dal mondo dello sport, è sicuramente valida la collaborazione con Adidas. Dalla partnership nasce una rivisitazione delle già affermate Originals Superstar che in varianti limitate ai colori bianco e nero, tra silhouette high e low e con lo strap sostituito ai lacci sono già state presentate in coppia con gli spaziali ultimi capi.
Un temerario avanguardista dalla tecnica old school, lo definiremmo.