Can Pekdemir è un artista visivo, vive e lavora ad Istanbul.
Ha lavorato come istruttore in Visual Communication Design alla Bilgi University, e alla Bahçeşehir University. L’ambiente accademico lo ispira, dandogli la possibilità di occuparsi dei suoi piccoli progetti personali. Lavorando con l’ambiente 3d da quasi vent’anni, occupandosi di un ambito in continua evoluzione tecnica ed utilizzando software di elaborazione e modellazione complessi, Pekdemir esplora nuovi aspetti della forma, una nuova relazione con lo spazio.
Lo spazio stesso è parte integrante del prodotto finale, l’ambiente suggerisce l’immaginazione.
Ma software come ZBrush o Modo sono solo strumenti, probabilmente non è la complessità ciò che ci attira di queste piattaforme, di questi risultati. Forse una forma può apparirci semplice, pur celandone la ricercatezza.
Tutti gli sbagli assumono un senso, e tutto ha senso se visto da una certa angolazione. L’aspetto interessante del modello, secondo Pekdemir, è che l’aspetto tridimensionale è fittizio, l’immagine rimarrà pur sempre bidimensionale, lo spettatore avrà un punto di vista imposto, statico, non potrà muoversi liberamente come intorno ad una vera scultura. Questo è un limite, ma anche uno spunto importante. Forse la moderna stampa 3d non può rendere esatta la rugosità di un arbusto, l’increspatura della pelle: questi corpi assolvono il loro scopo, stupiscono lo spettatore perché hanno un chiaro riferimento tattile, motivo per cui non necessitano di spiegazioni, e spesso neanche di un titolo.
Lo stesso Pekdemir in un’intervista cita Victor Burgin, un artista concettuale inglese di fine anni ’60.
“There is no content without a form and no form which does not shape content.”
Rivedendo il suo vecchi lavori e cercando di analizzare le scelte che aveva fatto durante tutto il processo creativo; le motivazioni e la ricerca di senso, divengono parte integrante del prodotto finale.
Can Pekdemir su Behance