Ryan Spring Dooley nasce nel 1977 nella città di Madison, Wisconsin, USA.
Figlio d’arte di una madre pittrice e ballerina di danza contemporanea. Frequenta l’accademia delle belle arti, orientandosi sin da subito verso la totalità dell’arte (in tutte le sue forme): graffiti, pittura, musica, fotografia, ceramica, scultura, video.
Lunghi viaggi in Europa per poi rientrare negli Stati Uniti dove si avvicina sempre più al mondo della street art fino a diventare un vero e proprio writer, essendo affascinato dalla community della street art per il semplice fatto di lavorare assieme.
Comincia a Parigi dove disegna i piedi delle persone in metro, per poi attaccare questi disegni a terra nelle stazioni e lasciare i passanti camminare sui loro stessi passi. Una visione personale della vita sociale di una grande città come Parigi “persone che camminano sulle loro stesse orme”.
Ripensando al passato, a quando era ancora un ragazzino ignaro di cosa volesse per il suo futuro dice:
”Mia madre mi dava dei forti incoraggiamenti ed a volte pensa di aver creato un mostro, perché non è una vita semplice. E’ più difficile aver accesso a certi tipi di comfort o altri tipi di condivisione e sicurezza, che alcune persone lavorano duramente per ottenere. Su questo vorrei lavorare di più, almeno per avere un’idea di che tipo di vita un essere umano sano potrebbe avere. Ho passato un sacco di anni concentrato sull’arte e ho allontanato molte persone ed esperienze, perciò io non sono il prescelto, in realtà sono piuttosto confuso e affascinato da queste cose bizzarre che faccio. A volte mi fermo a riflettere su ciò che sto facendo e mi scompiscio dalle risate: rischio la galera a cavallo di una bici con un minifrigo pieno di vernici e un manico di scopa al solo scopo di poter disegnare merda su dei muri che forse nessuno noterà, ma cazzo è divertente. Ho iniziato a farlo come un’abitudine, e magari dipingevo su tela la notte successiva. Una volta ero preso a disegnare dinosauri per strada e questa ragazza di cui io ero innamorato mi chiese se veramente credessi in tutte quelle stronzate e non penso che avessi una risposta, ma cazzo lo stavo facendo di continuo, questa è la cosa!”
Fortemente ispirato dalla voglia di mischiare la gioia e la confusione di determinate esperienze, come in una canzone che fa dipingere, o un dipinto che fa cantare.
Ci sono dei casi in cui è la poesia che sta dietro a un’opera a farne un pezzo d’arte. Al di là della tecnica, dei contenuti, è proprio quest’approccio da poeta, da uno che si lascia affascinare ed attraversare da molteplici stimoli, che più colpisce nei lavori video di Ryan Spring Dooley.
Si definisce “amante del movimento”.
Nei corti è evidente la sua predisposizione per la musica, ispirato dall’immagine della madre ballerina che a piedi scalzi cantava sul tavolo di un ristorante di lusso, sotto gli occhi di parenti nervosi. La bisnonna era una cantastorie di quelle che poteva risollevare gli animi con i suoi ricordi e le sue metafore.
I suoi video sono la rappresentazione della frustrazione che ognuno si porta dentro e che in qualche modo deve essere esternata ed espressa, urlata.
Homeboy è la sua animazione che parla di immigrazione, di movimenti di persone, contatti, differenze. Domande che si materializzano e scompaiono nei meandri dell’indifferenza. Piccole storie vissute in prima persona in cui è facile sentirsi coinvolti.
Semplice, elegante, veloce, un video che è una canzone, una canzone che si compone di rumori ed un narratore esterno, la cui voce è la somma di tutti gli elementi che sullo schermo appaiono.
Puoi guardare i lavori di Ryan Spring Dooley sul suo sito.