“Vorrei che i miei oggetti fossero dei messaggi in bottiglia, lanciati con la speranza che qualcuno li raccoglierà“, raccontava a Domus qualche anno fa, Paolo Ulian, toscano, classe 1961, tra i talenti più interessanti di una generazione di designer animati da un forte spirito etico e sociale. Ciò l’ha spinto spesso verso il riciclo e il recupero dei materiali di scarto, una grande curiosità verso i comportamenti umani e un sottile sense of humor.
Paolo Ulian ovvero la sensibilità, l’intuito, il guizzo: la forza dirompente delle idee. Un talento innato dedicato agli oggetti della nostra vita, al piacere delle piccole e grandi cose intelligenti, che superano le funzioni tradizionali, e ne sostengono altre. La capacità nel cercare, negli stessi materiali, consigli sul come lavorarli, impiegarli e sfidarli, come il suo maestro nell’anima Angelo Mangiarotti avrebbe potuto insegnargli, e come i suoi maestri nella vita Enzo Mari e Getulio Alviani gli avranno di sicuro indicato.
I progetti prendono vita, parlano di e da sè autonomamente, ricchi di quella “spiritualità” tanto combattuta e difesa dai Maestri, Sottsass in primis, che del Belpaese hanno fatto la patria del design.
Un’etica di responsabilità e di attenzione al rispetto, di parametri, di sostenibilità, accompagna l’intera sua produzione, da Yap per Danese (una sottile lastra piana di alluminio incisa a laser e modellata manualmente dal compratore, che nell’immediato ricorda i principi che hanno ispirato uno dei prodotti simbolo di Danese, e la lampada Falkland di Bruno Munari: non un gesto formale ma un pensiero progettuale più profondo e consapevole dal risultato estetico evidente e tutt’altro che assente o sminuito) alla lampada Anemone composta da un bulbo luminoso e 400 penne Bic Cristall.
Vaso Vago è un vaso dall’aspetto indefinito, apparentemente non rivela una sua logica interna. La sua forma finale invece é la naturale conseguenza della modalità di lavorazione con cui sono stati ottenuti i pezzi che lo compongono. I 24 anelli concentrici che formano il vaso, ricavati da tre lastre di 60 x 60 cm in marmo bianco di Carrara tagliate a getto d’acqua, consentono di ridurre nei limiti del possibile gli scarti di materiale lavorato. Nobiltà di pensiero, materiche e progettuali spesso si fondono nel suo operato.
“Rispettare la materia“, il titolo della collezione, accoglie uno dei progetti più significativi dell’intera produzione italiana: Una seconda vita.
“Spesso penso a quale potrebbe essere il progetto più bello che ho visto nascere. Prima la scelta sembra difficile, ma poi basta il passaggio mentale sulle immagini della ciotola in ceramica, una seconda vita per riconoscerla come l’idea più bella. È bella l’idea, pensare a quello che sarà l’oggetto quando accidentalmente potrebbe rompersi. E’ bello il messaggio etico, recuperiamo sempre quello che possiamo prima di buttarlo via definitivamente. La forma che trasporta questi pensieri è monumentale. Quella che apparentemente sembra decorazione è invece struttura, limpida decorazione strutturale. E’ bella, non c’è altro da aggiungere.”
(Paolo Ulian 1999-2009)