“Le persone non riescono a capire e riconoscere ciò che hanno davanti. La bellezza è ovunque. La fotografia è un modo per aprire le loro menti.”
Se chiedete ad Alexandra Bourassa di presentarsi, vi dirà che è una fotografa autodidatta. Dopo questa semplice definizione che quasi rassicura il lettore su ciò che lo aspetterà, che gli permette di immaginarsi cosa avrà davanti, aggiunge altri particolari, ovvero che è una creativa (e fin qui siamo ancora nel mondo delle aspettative comuni) e poi che è un triangolo.
Questa figura geometrica è un’ossessione per lei, la si trova onnipresente nelle sue foto e anzi, quando per lavori commissionati non può usarla, si ritrova quasi a maledirsi per averli accettati.
“È molto divertente quando si impostano le giuste aspettative. I miei clienti mi assumono perché sanno che il prodotto finale sarà un pezzo d’arte che potrebbe essere appeso in una galleria. L’unica cosa che mi genera ansia è che devo sacrificare i miei triangoli.”
Ispirata da Henri Cartier-Bresson, sembra una ragazza sicura e con le idee molto chiare. Lo si evince anche dal moniker che utilizza, AinB che ci spiega così:
“Il mondo dell’arte guarda il mondo degli affari dall’alto pensando di essere migliore perché non ha un cuore di ghiaccio. Il mondo degli affari, invece, guarda al mondo dell’arte dall’alto perché non ha velleità sentimentali da hippie. Tendono cioè a vivere separati senza capire che in realtà dipendono l’uno dall’altro. Per creare la bellezza che cambia il mondo, bisogna essere in grado di venderla e raggiungere le persone che possono fare la differenza. Per offrire una soluzione di business che cambi il mondo c’è bisogno di una mente creativa che guardi al problema in modo diverso. Ho voglia di creare, ma riesco ad incanalare questa voglia in un ragionamento più freddo per riuscire a promuovermi al meglio.”
Una delle sue ultime serie, Double Experiment, ci ha particolarmente colpito: l’idea nasce da un articolo su di una rivista in cui si analizzavano gli effetti positivi dell’alcol sulla creatività. Per scoprire empiricamente se la teoria fosse giusta, armata di Holga, un paio di rullini 120MM e la giusta dose di alcol Alex ha iniziato a scattare provando a ricreare su pellicola ciò che i suoi occhi vedevano.
Tra dieci anni si immagina piena di progetti, presa tra lo sviluppo delle sue foto e la sua altra grande passione, la street art, e con un obiettivo fisso, provare ad immortalare con uno scatto la poesia che permea il mondo.