Il simbolo deve la sua enigmaticità alla propria costituzione che rimanda a “qualcosa d’altro”, non secondo modalità referenziali o esemplificative, ma mimetiche, determinato da connessioni non facili da identificare e decifrare. Se non si è a conoscenza del contesto in cui il simbolo è stato creato e adottato, l’enigmaticità del simbolo diventa mistero.
Il simbolo è la forma di linguaggio a cui più si avvicina l’opera d’arte. Nell’opera però il simbolo viene stressato, sottoposto a un cortocircuito che ne fa saltare la rigida struttura. L’opera rimanda soltanto a se stessa, significante e significato vengono fatti coincidere. Si crea così una rottura che conduce all’esterno, al di là dell’opera stessa, verso qualcosa che resta indeterminato e impossibile da individuare: in questo consiste la carica espressiva dell’opera d’arte.
Ester Grossi ha sempre rivolto la sua attenzione d’artista ai simboli della cultura di massa, cinema e pop culture in particolare. Le “icone pop”, forma degradata del simbolo, banalizzato e scaricato di enigmaticità, sono i soggetti della sua particolare ricerca estetica.
Token è il titolo della mostra personale di Ester Grossi presso la Galleria Bianca Maria Rizzi & Matthias Ritter. Non a caso è stato scelto un temine polisemico. Token significa infatti simbolo, ma anche gettone, pedina. Token è il termine che meglio di altri denota lo stato del simbolo nelle società occidentali contemporanee, come qualcosa di accessorio e scambiabile.
Il nuovo progetto segna una rottura nel percorso dell’artista, aprendo una nuova fase. Il lavoro sui tokens viene portato a fondo ed estremizzato. L’azione pittorica penetra all’interno di quella cristallizzazione del simbolo, scomponendo e destrutturandone significanti e significati, sintetizzando e ricomponendone gli elementi sulla tela con un gesto pittorico che tende ad annullarsi. Il gesto è riassorbito dalle uniformi e compatte stesure di acrilico, l’ingombrante presenza dell’artista è annullata.
L’artista inoltre coglie l’aspetto ludico dei tokens: la costituzione del nuovo linguaggio avviene con le modalità di un gioco spensierato, ma rigorosamente logico e strutturato.
Il processo “analitico” arriva a sconvolgere la struttura iconografica dell’immagine dissolvendone l’aspetto figurativo. Le forme tendenti all’astrazione assumono l’aspetto di grafemi. I tokens, solitamente proposti come simboli vuoti e superficiali vengono riorganizzati in un sistema di segni che si ricompongono in un linguaggio grafico non decifrabile tuttavia eloquente.