Si è appena concluso il calendario degli eventi per il prossimo autunno inverno 2015-16 nell’ambito dell’abbigliamento maschile, le nuove tendenze e le anticipazioni di quella che secondo gli esperti sarà una stagione a colori.
“Lo trovo più giusto e più adatto alle specificità del settore uomo. Mentre la donna è più legata all’elemento estetico della sfilata, dell’evento, le collezioni maschili hanno più bisogno di mostrare l’accuratezza dei dettagli”.
Dice Mario Boselli, presidente della Camera Nazionale della Moda Italiana.
Una tendenza già emersa dal Pitti a Firenze, dove i maggiori esponenti del settore hanno dato luce ad un inverno ormai incupito.
Quattro giorni per presentare lo stile che verrà, gli italiani fanno sempre la differenza con uno stile classico che tende al superamento dei limiti e delle etichette. Il concetto di genere maschile e femminile è abbandonato, così come propone Prada che, assieme ai suoi modelli, fa sfilare anche ragazze in abbigliamento femminile oversize dalle linee puramente maschili.
È stata anche la prima volta per di Gucci dopo il cambio di guardia a seguito dell’allontanamento di Frida Giannini. La collezione lampo ci mostra uomini e donne vestiti allo stesso modo, camice con fiocchi e fettucce arricchiscono il collo, tessuti trasparenti e sete iper femminili vestono uomini androgini che mantegono una forma di mascolinità solo nei tratti marcati degli interpreti.
Sono invece scrittori dannati quelli di Bottega Veneta, mentre Dolce e Gabbana tornano alle origini lanciando messaggi chiari attraverso scritte in stile college americano con le parole “Amore” e “Famiglia”.
Vita alta, cavallo morbido e caviglia stretta: questi i nuovi codici per i pantaloni di Giorgio Armani. Il verde, nelle sfumature del bosco e dell’ottanio, come alternativa ai classici nero, grigio e blu. Anche in questo caso, qualche donna, rigorosamente in abito maschile, sfila accanto all’uomo. Un’eleganza sobria, non urlata, e per questo mai banale.
Per quanto riguarda Antonio Marras i canoni rimangono invariati, grande attenzione ai dettagli e alle stampa, colori sabbiati e desertici, esploratori alla ricerca dell’isola perduta. C’è spazio però anche per i toni scuri e le proposte essenziali di Calvin Klein Collection e Costume National che fanno della linea del cappotto il loro punto di forza, essenzialmente allineato a pantaloni aderenti.
Non mancano nemmeno i minimalisti come D.Gnak che alle linee morbide e rilassate dei suoi pantaloni accosta tagli, volumi e colori di chiara ispirazione nipponica. Sacerdoti dal gusto scintoista sfilano in passerella fasciati in capi di pelle protetti da amuleti in carta che sventolano come preghiere tibetane proteggendo i propri possessori.
Jil Sander, fedele al proprio stile, lavora con i volumi e i colori. Blu e arancio coniugano le sfumature del cammello, volumi ampi per maglioncini a collo alto e pantaloni a vita alta quasi come un american gigolò anni 80.
Per Vivienne Westwood il classico stile londinese fatto di tartan e colori vivaci è mostrato nelle sue due varianti, quella maschile e quella femminile ribadendo la tendenza già vista di mischiare i guardaroba di lui e lei.
La Fashion Week Parigina, invece, stupisce e sconvolge per la scelta di Rick Owens di far sfilare i modelli senza intimo, con lunghe casacche che contornano i genitali. Una provocazione a tutto quello che è accaduto a Milano precedentemente?
Quelle di Parigi sono le sfilate in cui si concentrano il maggior numero di avanguardie possibili dal già citato Owens a Yohji Yamamoto, da Comme des Garçons ad Ann Demeulemeester.
Nell’ordine, i modelli Yamamoto per l’autunno/inverno 2015 sembrano usciti da Nightmare Before Christmas di Tim Burton: pieni di lividi, pestati e poi ricuciti. Questo look dimesso e sfatto si adegua perfettamente agli abiti della collezione. Orli sfrangiati e tagli a vivo sono cuciti a strati sulle spalle strappate; completi in patchwork e top slavati, una sorta di massacro fashionista. Un’altra meravigliosa sfilata per il maestro dell’avant garde.
Comme des Garçons punta tutto sul tatuaggio che da semplice decoro che si intravede dalle lunghezze del pantalone diventa poi fantasia per giacche dal taglio coreano oppure dettaglio fantasiosio per i completi in pelle o per i cardigan iper aderenti che cingono il busto delineando le forme del corpo quasi come una maglia femminile.
La regina del dark vittoriano Ann Demeulemeester, mai come questa volta, stupisce per picchi di colore inaspettati con i verdi ed i colori terra. Cappotti tagliati con abbottonature basse dalla meravigliosa vestibilità accompagnano leggins in pelle verde militare e giacche con abbottonature intricate che quasi come un caveau sigillano la persona.
Colore predominante, ma accostato al nero per essere risaltato, è il giallo, la caratteristica delle sfilate di Damir Doma; il rosso domina per Dries Van Noten, mentre parliamo di stampe floreali scolorite e blu elettrico per Dior Homme.
Una parentesi è da dedicare sicuramente a Saint Laurent che fa dell’efebico il suo punto di forza: pantaloni di pelle, super skinny in chiave glam rock abbinati a pullover e cappotti in montone. Una parità di sesso evidente, dove nemmeno l’assenza di intimo può chiarire i dubbi in merito.
Con un calendario ricco di sfilate, la London Fashion Week ha animato le strade della capitale britannica con quattro giorni di appuntamenti da non perdere all’insegna del talento e della creatività.
Tra i protagonisti indiscussi con le loro collezioni moda uomo per l’autunno inverno 2015-2016 troviamo tra gli altri: Topman Design, Alexander McQueen, Burberry Prorsum, J. W. Anderson, Moschino, Pringle of Scotland, Tom Ford passando per Dunhill, Hackett London, Matthew Miller o il debutto a Londra del brand made in USA Coach.
Tanti, come sempre, gli eventi collaterali di questa edizione tra cui spiccano naturalmente la premiazione della prima edizione del Woolmark Prize in chiave Menswear e la sfilata che ha segnato il ritorno sulle scene di John Galliano.
Per Alexander Mc Queen la parola d’ordine è sartoriale: una ricerca di stile fatta dal leggendario sapere dei sarti di Savile Row. Di nero vestito passeggia l’uomo McQueen tra la nebbia londinese mentre Burberry dà una visione leggermente esotica accompagnando a scarponi e scialli di lavorazione scozzese in fili nobili di lana inaspettate stampe leopardo su cappotti e giacche.
Craig Green decide di puntare su tute da lavoro o da paracadutista realizzate in tonalità accese di rosso e verde militare, staccando con tocchi di bianco.
KTZ, invece, confonde con i suoi look in stile “Arancia Meccanica” che virano verso naziskin o soldati eschimesi. Particolari sono le decorazioni: piccoli santini raffiguranti immagini di personalità contemporanee (Mao Tse Tung, Karl Marx e Lenin) adornano le giacche ed i tasselli del Cubo di Rubik diventano borchie di chiodi in pelle.
Dopo uno sguardo generale, si denota una certa attenzione alla parità e al bisogno di uguaglianza: donne che sfilano con uomini, uomini che sfilano con donne e come donne.
Non sono mancate le provocazioni, alcune anche inaspettate, soprattutto pensando ad un mondo che di dogmi ne ha infranti già parecchi. Che l’ultimo stia rivedendo la distinzione tra modelli maschili e femminili?