Ilaria Lepore è una fashion designer contemporanea capace di trasmettere alle sue creazioni un visibile sentimento di disagio adottando misure anticonvenzionali eppure senza eccessive forzature; vive nella comune ambiguità che contraddistingue l’ancora contenuta corrente artistica underground ed è italiana.
Milanese per l’appunto, di nascita come di formazione, si appresta a praticare la professione di designer nel 2008 tirocinando tra svariati nomi importanti del sistema moda internazionale e dal 2012 è la insidiosa mente creativa dell’omonimo brand che decide di dirigere e seguire a Londra.
Nel cuore dell’avanguardistico quartiere di Shoreditch, a Brick Lane, Shop 172 è la casa mistica di Ilaria Lepore: il concept, lo stile e il design dello store infatti contemplano adeguatamente il mood delle sue collezioni.
Criptiche ma anche trasparenti, queste sue serie di giacche, bluse e panta-gonne da un lato oscurano i basilari concetti di strutturata bellezza per avanzare proposte di un gusto minimale, dall’altro fanno luce sul presumibile (ma noi lo percepiamo) senso di non appartenenza a nessun luogo, nessun canone e a nessun sesso. Seguire la tendenza sembra importarle molto meno rispetto a personalizzare il suo stile, attraverso il quale intende indagare sulla metamorfosi di un uomo, donna, o tutti e due, inconsapevolmente odierni. Chiaramente senza mettere in discussione le accreditate tecniche sartoriali, i suoi capi sono asimmetrici e minimali ma dalla filatura ricercata e rifiniture minuziose; e non le interessa nemmeno compromettere lo stile e l’eleganza che invece la etichettano come divulgatrice di un luxury undergroung brand.
Facilmente rintracciabili in un color block sintetizzabile ai minimi bianchi, neri e grigi, nella vestibilità over-size e nell’androginia di un capo la cui adattabilità si modella sul corpo maschile come su quello femminile, le caratteristiche delle sue collezioni non si allontanano mai più di tanto le une dalle altre, simboleggiando la continuità dell’idea madre di non conformarsi alle regole dettate dal sistema.
Come un poeta maledetto, Ilaria redige i testi di una insolita lettura. Talentuosamente rigetta i valori della società ed è provocatoria nelle sue iniziative, come nel creare fashion-film che introducono ad alcune delle sue collezioni.
Il tono inquisitorio e la vena drammatica di cui Ilaria si serve per creare l’immagine della sua linea non trascurano nemmeno la scelta dei titoli delle collezioni; Duration Coma e Ephemel sono alcuni esempi.
Di certo non è un caso che Ilaria Lepore sia stata gradevolmente accolta, qualche settimana fa, al debutto dell’ultimo nato di casa Pitti Immagine: il progetto Unconventional.
Dedicato al fenomeno lifestyle emergente, connubio di innovazione e ricerca, dall’approccio anticonformista della location inedita dello Spazio degli Archivi della Fortezza da Basso a cui è stato destinato, il padiglione Unconventional si è dedicato ad accogliere una selezione esclusiva di brand internazionali i quali indispensabilmente necessitano di essere forti di personalità. Dalla Russia al Giappone, passando per l’Italia e incontrando Lepore che vi ha presentato la prossima F/W 15-16 chiamandola Ambiguos.
Una selezione di brand volta alla tentata gratificazione di quella nicchia di buyers dalle esigenze particolarmente insoddisfacenti che si rivolgono alla nicchia di designers costantemente tormentati dall’identico sentimento di insoddisfazione.