L’irruzione delle pure forme geometriche nell’arte figurativa moderna occidentale ha svincolato l’opera d’arte dalle regole della verosimiglianza visiva. Il suprematismo di Malević, l’astrattismo di Kandiskij, il neoplasticismo di Mondrian sono stati il tentativo di liberare l’artista dall’opprimente costrizione della riproduzione delle forme del reale. L’artista poteva finalmente spingersi oltre, fino a raggiungere e indagare gli strati più profondi della percezione visiva.
Ma negli stessi anni la semplicità geometrica imponeva la propria presenza anche sulla stessa realtà. La tecnica con le sue macchine aveva avviato la “geometrizzazione” del mondo e degli stessi uomini. Il futurismo accolse con entusiasmo questa novità, nella convinzione che questa avrebbe finalmente scosso e rivoltato la paludosa società borghese di inizio secolo.
Ma il rapido processo di tecnicizzazione e di geometrizzazione portava con sé anche un oscuro e inquietante presagio: una realtà ordinata secondo il ritmo cadenzato delle macchine e movimenti lineari e rigidamente pianificati; gli uomini privati di ogni spontaneità e delegati a garantire il corretto funzionamento delle macchine. Sono gli scenari delineati dall’impero meccanico rappresentato da Fritz Lang in Metropolis, o dalle incalzanti sequenze di fotogrammi nel Ballet mecanique di Fernand Léger.
A questo immaginario cupo e alienante si rifà l’opera di Vladimir Houdek.
Le forme realizzate con esattezza geometrica, dipinte con uniformi stesure d’acrilico, si stagliano su sfondi informi dal colore indefinito, sbavati e dipinti con approssimazione. Sono evidenti i segni della precarietà su cui le nitide e coerenti composizioni geometriche sono state costruite.
I corpi umani presenti nelle opere dell’artista ceco sono deturpati e irriconoscibili. Nella serie Grid la priorità data fin dal titolo a quello che dovrebbe essere considerato un elemento secondario e funzionale (la griglia), testimonia della condizione di subalternità dell’elemento umano rispetto a quello geometrico.
I corpi scomposti, privati di identità, sono poi maldestramente ricomposti in maniera funzionale alla costruzione geometrica.
Linee rette, spigoli e curve ben definite sconvolgono e sostituiscono i tratti complessi e imprecisi dei corpi umani. La geometria ha rimpiazzato antropologia e psicologia.