La sindrome di Stendhal, o sindrome di Firenze, è una condizione psicosomatica caratterizzata da tachicardia, capogiro, vertigini, confusione ed allucinazioni.
La sindrome di Stendhal è quanto di più umano possa esistere: una fascinazione così travolgente da portare il soggetto ad emulare quanto descritto dallo scrittore francese dopo un suo viaggio a Firenze.
«Ero giunto a quel livello di emozione dove si incontrano le sensazioni celesti date dalle arti ed i sentimenti appassionati. Uscendo da Santa Croce, ebbi un battito del cuore, la vita per me si era inaridita, camminavo temendo di cadere.»
Stendhal, “Roma, Napoli, Firenze”
Non si tratta tuttavia solo dell’ennesima trasposizione letteraria in ambito psicopatologico, ma di un’entità clinica frutto anche di studi. Risale infatti al 1977 il primo impegno accademico alla ricerca di una spiegazione a tale fenomeno: grazie alle analisi della psichiatra Graziella Magherini, in un campione di 106 turisti alcuni presentavano disturbi del contenuto e della forma del pensiero con intuizioni e percezioni deliranti associate a disturbi delle senso/percezioni con allucinazioni uditive, fenomeni illusionali e cenestofrenie; altri presentavano disturbi affettivi, con umore orientato in senso depressivo con contenuti olotimici di colpa e di rovina o, viceversa, in senso maniacale con euforia e manifestazioni di estasi. Altri ancora manifestavano sintomi riferibili agli attuali criteri diagnostici per il disturbo di panico, con crisi acute di ansia libera o situazionale.
Se Freud avesse voluto spiegare la sindrome di Stendhal avrebbe sicuramente connesso con facilità i vissuti edipici, i fenomeni proiettivi ed esperienze conflittuali rimosse che esplodono dinanzi ad opere d’arte che rimandano a tutto ciò.
Se invece si guarda all’attuale orda di neuroscienze che misurano neuroni brillare come diamanti al sole, tra tutti sono i “neuroni specchio” ad attivarsi in un processo che psicologicamente si potrebbe definire empatico durante la visualizzazione di un’opera d’arte.
Parole ed interpretazioni che sembrano girare attorno ad un dato di fatto: il messaggio emozionale accompagnato dall’opera d’arte può fendere alcune menti più sensibili determinando questo status non gradevole al momento del mancamento, ma sicuramente intenso per esperienza vissuta.
Sinonimi, per concetto, della Sindrome di Stendhal, sono la “Sindrome di Gerusalemme”, “Sindrome di Parigi”. Questi quadri clinici hanno tutti un comune denominatore caratterizzato dall’insorgenza improvvisa di uno scompenso psichico acuto nel corso di un viaggio intrapreso di solito in solitudine in luoghi ed ambienti fortemente suggestivi e capaci di indurre forti reazioni emozionali. Inoltre, i sintomi presentati dai soggetti colpiti non sono sempre i medesimi e riferibili ad un quadro psicopatologico univoco, per cui non è possibile inquadrare la sindrome di Stendhal in una particolare categoria diagnostica psichiatrica.