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Sancaklar masjid
Artwort Architettura Sancaklar masjid – La fede come spazio
  • Architettura

Sancaklar masjid – La fede come spazio

  • 3 Marzo 2015
  • Marco Ferrari

Lo spazio della moschea Sancaklar di Istanbul ci riporta a un Islam fatto di pace, armonia e misticismo e punta all’essenza profonda della religione nel suo essere altro rispetto al contesto immanente.
Progettata da Emre Arolat Architects nel quartiere periferico di Buyukçekmece, la moschea si presenta come un basso orizzonte di pietra appena a lato di una strada, discreto e rigoroso nella semplicità dei volumi puri ma vibranti di materia naturale. Superato il recinto, l’annunciata moschea però non appare, nascosta sotto la superficie di un parco intersecato da percorsi lastricati in pietra: è solo scendendo il morbido modellato di una collina che si raggiunge l’accesso, tagliato discretamente nel terreno.

Sancaklar masjid
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Sancaklar masjid
Sancaklar masjid
Sancaklar masjid

È infatti l’interno che si pone su un altro piano, distanziandosi per atmosfera e materiali dall’esperienza precedente: la grande camera ipogea denuncia l’artificialità della struttura e una tensione dello spazio tutta rivolta verso la direzione della Mecca, oltre la parete illuminata. L’invenzione dello studio EAA è fatta di luce e materia, di uno spazio che parte dalla luce e dalla naturalità dell’esterno per passare all’artificialità e oscurità della moschea sotterranea, tesa però verso un terzo componente spaziale, la luce zenitale e lo spazio dell’anima della qibla. La copertura, scura e sagomata in risposta alla collina soprastante, non opprime ma anzi spinge la mente ad andare oltre, a puntare allo spazio luminoso appena intravisto dalla fessura perimetrale, e si pone come elemento essenziale nella definizione dell’ambiente. La parete terminale è un elemento continuo appena interrotto da una rientranza leggera e da un pulpito metafisico incavato nel cemento: due vuoti opposti, votati l’uno alla luce l’altro all’ombra. Fessura e scalinata semicircolare non sono che, rispettivamente, il mirhab e il minbar, elementi essenziali dell’architettura islamica reinterpretati e ricondotti a concetti, quasi a prototipi architettonici.

Internamente i materiali sono neutri e si mantengono sui toni scuri del grigio e del nero: non vogliono sopraffare l’osservatore e sono semplicemente delineati da una illuminazione leggera anche se un po’ scenografica. Il mondo esterno viene lasciato alle spalle nel momento in cui il credente oltrepassa la soglia dello spazio sacro, con la natura a fungere da filtro tra lo spazio caotico dell’uomo e quello puro della moschea, proponendo un percorso discendente che è viaggio introspettivo ed esperienza religiosa. Nel suo approccio al tema mistico, la moschea Sancaklar ci ricorda quanti e quali spunti possa ancora dare una fede, momento di interiorità e sintesi suprema,  all’architettura: come uno spazio possa indurre uno stato d’animo e possa fungere da specchio e tramite, amplificando e riflettendo sensazioni e speranze.

Sancaklar masjid
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Marco Ferrari

Laureato in architettura ma interessato a qualsiasi altra cosa, ha frainteso la formazione come una scusa per spostarsi dalla Aarhus School of Architecture al Giappone di Sou Fujimoto, dal Cile della tesi all'India di Studio Mumbai. Ha lavorato per Dorte Mandrup, Cassina e Spaces like Actions.

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