Il mare è la dimensione epica per antonomasia. È il luogo dello scontro tra l’astuto e moderno Odisseo e l’arcaico e potente Poseidone. La scena in cui l’impari lotta tra individuo e natura è portata all’estremo. Questa è costantemente accompagnata dal terrore dello smarrimento, di perdere il controllo su di sé ed essere trascinato via.
Deriva, progetto realizzato a quattro mani, è una articolata e fragile architettura composta dal video di Luca Coclite e dalle istallazioni di Giuseppe De Mattia.
Luca Coclite riprende il mare in tempesta. L’angoscia conturbante provocata dal movimento reiterato e incontenibile delle onde che assaltano la costa, l’inesorabile ferocia con cui si abbattono sulle rocce e penetrano fin nei vicoli del paese, la remissività della terraferma che sembra subire l’irruenza del mare, sono moltiplicate dal rallentamento dello scorrere delle immagini. Il fragore che quelle scene avrebbero prodotto viene sostituito da una inquietante serie di riecheggianti suoni elettronici, che contrasta con la violenza esplosiva delle immagini.
Il mare inghiotte, trascina e restituisce resti e testimonianze della propria furia. Con la sua forza mitica e ingovernabile, minaccia da tempi remoti la terraferma, resa sicura e civilizzata dal dominio degli uomini. Il mare gli sbatte in faccia la loro assoluta inferiorità e tutta l’irrilevanza delle assurde pretese di dominio sulla natura.
Il mare tende continuamente le sue grinfie sulla terraferma. Le strappa oggetti e gliene restituisce altri, completamente sfigurati.
Giuseppe De Mattia recupera alcuni di questi oggetti. Raccoglie vestiti restituiti dal mare, li lava e se ne prende cura. Una parte di questi viene piegata e posta sotto una teca di vetro, preservata da ogni altro possibile pericolo. Altri vestiti diventano testimoni della brutalità subita. I tessuti danneggiati e lacerati sono incorniciati ed esposti come fossero opere informali, a monito di ciò di cui il mare è capace.