Susana Piquer è una designer di prodotti, spazi ed esperienze.
Fu co-fondatrice del collettivo fos con cui realizzò, nel 2013, la prima omonima istallazione effimera. Oggi lavora come freelance all’interno dello studio Colapso da lei costituito.
FOS significa luce in lingua greca e fuso in idioma catalano.
La facciata del Ristorante vegano Rayen a Madrid fu illuminata per quattro giorni e quattro notti da oltre 250 m di nastro adesivo. Originatosi da una lampada posta sopra l’ingresso, il rivestimento giallo ammantò sia la superficie verticale della facciata, sia la pavimentazione orizzontale. Oggetti dipinti a mano ed ananas completarono il gioco a cui le multiple prospettive ed i colorati volumi sovrapposti diedero vita, fondendo insieme dimensioni e contesti differenti capaci di creare un’atmosfera al di fuori della consuetudine. Passeggiando per Madrid si entrava senza preavviso in un piccolo triangolo giallo di città.
Colore e luce hanno per Susana un ruolo fondamentale quali fattori in grado di plasmare la percezione dello spazio e di modellarne la forma.
“Concepisco il colore” svela Susana “alla stregua della materia; giocando con la sua consistenza ed intensità gli spazi acquistano significato. Attraverso l’uso del colore o attraverso la sua mancanza è possibile far riaffiorare substrati espressivi altrimenti non facilmente afferrabili. La luce ha un ruolo centrale nella progettazione architettonica: è essa stessa generatrice di spazi, superfici e luoghi.”
Commistioni di figure e giochi luminosi creano la forma delle installazioni di Susana.
Architetture effimere la cui fugacità temporale paradossalmente rinvigorisce la persistenza dell’idea e dell’esperienza vissuta nella mente dei visitatori.
“Il processo creativo e di realizzazione è talmente veloce che non c’è neppure il tempo di annoiarsi.”
Susana racconta che da bambina, durante i suoi viaggi in bus, volgeva sempre lo sguardo fuori dal finestrino perché osservare l’interno delle case nel momento in cui le luci iniziavano ad accendersi le permetteva con l’immaginazione di entrare nelle vite degli abitanti e di coglierne qualche istante.
“Ora” afferma con entusiasmo “sono io l’artefice di queste storie, perché ogni installazione presuppone come base un racconto a cui dare la forma.”
It all starts with a pair of drys è l’installazione che Susana Piquer ha realizzato al Nudie Jeans Concept Store di Barcellona nel 2014. Il progetto diviene la manifestazione dei concetti fondamentali che caratterizzano il marchio Nudie Jeans: il riuso come sinonimo di creatività ed artigianalità. L’elemento che domina l’installazione è il cartone riciclato, appartenente alle stesse scatole con cui i jeans sono stati trasportati; i frammenti di cartone si trasformano in un’onda che anima ed invade il negozio.
Ogni pezzo è tagliato ed assemblato a mano, ogni jeans esposto in vetrina racconta una storia diversa, quella del cliente con cui ha condiviso esperienze:
“ Your jeans go where you go. They live your lifestyle. They get abrasions and scars. And they bleed. Just like you.”
L’ispirazione di Susana scaturisce dalla vita quotidiana, dalla profonda attenzione con cui si dedica ad ogni dettaglio e dall’improvvisa ed indispensabile necessità di evasione.
La componente artigianale, dapprima sorta come risposta ai tempi di crisi, è ora divenuta una caratteristica costante dei suoi progetti, facendo sì che ogni realizzazione sia la reazione necessaria ed irripetibile a ciò che il committente le richiede.
L’alterazione percettiva della luce e l’inclinazione di piani e superfici attraverso cui James Turrell, artista americano, è in grado di originare spazi illusori ed apparentemente infiniti, affascinano enormemente Susana Piquer.
Progettare un’esperienza, disegnarla, significa sperimentare la forza delle idee e la loro capacità di irrompere ed imprimersi nei vissuti dei differenti visitatori.
Spatium è l’ultima opera a cui la designer spagnola ha dato vita a Recife, Brasile, lo scorso Marzo. Il negozio Zu Haus le chiese di realizzare un’installazione che fosse espressione della vivacità del mobilio esposto all’interno: un’esplosione di palline da tennis si origina da una galassia triangolare ed arriva a colpire la vetrina centrale, si manifesta la rappresentazione di una dimensione inesplorata da cui il colore trae la sua intensità.