Pascal Flammer debutta nel 2013 con la sua prima opera costruita: una casa a due piani nei dintorni di Balsthal, in Svizzera. La casa sviluppa due proposte parallele di vivere il rapporto con la natura circostante facendone parte fino ad affondare in essa e osservandola da lontano tramite la razionalità astratta del cerchio.
La linea di terra si posiziona tra i due piani invece di definirne uno: il basamento è scavato di 75 centimetri rispetto al livello esterno, mente il primo piano si trova a un metro e mezzo da terra. Questo semplice espediente cambia in modo significativo la percezione dello spazio: abbassando il punto di vista convenzionale l’orizzonte sembra più vicino e la luce viene riflessa sulla superficie del soffitto in modo più intenso. Il terreno è allineato con un piano multiuso che racchiude il perimetro della casa diventando scrivania, seduta e cucina dando la sensazione di lavorare sopra la terra e viverci dentro.
Il soffitto eccessivamente basso pesa sulla stanza ed è sorretto in quattro punti da bracci lignei strutturali. Ne risulta uno spazio orizzontale che naturalmente fluisce dalla terra e dal bosco attraversando la casa e arrivando dalla parte opposta.
Se al piano terra lo spazio centrale è libero e il contorno funzionale e definito, al primo piano l’ordine si inverte. I quattro ambienti superiori possono essere tutti comunicanti perimetralmente aprendo pannelli scorrevoli. Questi tagliano in due le finestre rotonde, che comprendono due stanze enfatizzandone la continuità. La falda, come una palpebra, copre parte della visione totale che offrirebbe il cerchio. Attraverso il suo profilo si ha una visione lontana e distaccata del paesaggio, quasi fosse un canocchiale attraverso cui guardare lo scorrere del mondo.
Soffitti troppo bassi, muri in asse a una finestra, angoli liberi da supporti: Pascal Flammer propone uno stile di vita che sfida i dogmi di un’architettura da manuale, aprendosi a una libera interpretazione dello spazio quotidiano.