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Alive Green Flux photo by Marker
Artwort Art Tra arte contemporanea e nuove tecnologie – Intervista a Studio Antimateria
  • Art

Tra arte contemporanea e nuove tecnologie – Intervista a Studio Antimateria

  • 25 May 2015
  • Gianluigi Peccerillo

Dopo le tappe di avvicinamento all’evento Alive Green Flux, abbiamo deciso di fare qualche domanda a Studio Antimateria ─ che per l’evento ha realizzato il videomapping ─ per capire meglio come si struttura il loro lavoro e quali sono le possibili intersezioni tra arte contemporanea e nuove tecnologie.

Direi che possiamo partire dalle presentazioni, cos’è Antimateria?
L’antimateria è quella sostanza intangibile tramite la quale si dimostra la simmetria fondamentale: a ogni particella corrisponde un’antiparticella e quando sono poste in un ambiente simile, le antiparticelle scompaiono per annichilazione, sono cioè effimere.
Un’emozione rappresenta un istante di antimateria, una parte di tempo effimero capace di innescare nell’uomo una reazione. L’arte visuale è una forma di espressione contemporanea, effimera, dove la luce anima lo spazio e ne modifica la percezione in modo intangibile, diventando l’azione capace di innescare quella reazione.
Lo studio Antimateria trova il suo fondamento nella ricerca di questo istante capace di creare un’emozione nello spettatore tramite l’utilizzo delle nuove tecnologie combinate con l’arte contemporanea, dove esse rappresentano il mezzo per esprimere e applicare l’idea artistica.

C’è stato un momento nella vostra carriera in cui avete deciso di distaccarvi dalla “semplice”  interazione tra suoni ed immagini per utilizzarla invece come possibile punto di incontro tra arte contemporanea e nuove tecnologie.
Sì, diciamo che inizialmente tutto è nato come una scenografia dinamica capace di interagire con il suono; delle immagini, grafiche che rappresentavano la nostra visione dei quei ritmi, suoni ed emozioni che ci suggerivano le canzoni. In seguito abbiamo deciso di implementare la parte d’interpretazione del suono e quindi sviluppare dei paesaggi virtuali non più solo legati alla stretta relazione con la parte audio della performance, ma anche legati a una forte interpretazione personale capace di raccontare qualcosa; una visione emotiva connotata da dei caratteri comuni che permettono d’identificare il nostro lavoro, come una firma.

Alive Green Flux photo by Marker
Alive Green Flux photo by Marker
Alive Green Flux photo by Marker
Alive Green Flux photo by Marker
Alive Green Flux photo by Marker
Alive Green Flux photo by Marker
Alive Green Flux photo by Marker
Alive Green Flux photo by Marker

Parliamo di questa decisione e di come nel pratico si realizza questa mission.
La decisione di lavorare su ibridi tra arte e tecnologia nasce dall’idea che l’arte contemporanea letteralmente come tale, non può non considerare la tecnologia come uno strumento di espressione artistica dato che al giorno d’oggi essa stessa rappresenta parte integrante del quotidiano. Considerando l’evoluzione tecnologia di questi ultimi anni, le possibilità di sviluppo di questa forma d’arte aumentano in maniera esponenziale. La sfida sta proprio nel riuscire ad immaginarsi queste nuove tecnologie come mezzo di espressione artistica e non solo come strumento per il quale sono state progettate.

Poi sono arrivati i primi lavori da un punto di vista commerciale. Come sono stati i riscontri a lavoro ultimato?
I lavori dal punto di vista commerciale sono arrivati quasi di pari passo con lo sviluppo delle performance audiovisive; noi crediamo molto nella possibilità dell’arte digitale-contemporanea come mezzo di comunicazione anche a fini commerciali. I clienti ci hanno fatto capire che ci stiamo muovendo nella direzione corretta, l’utilizzo di video allestimenti e di metodi alternativi per la presentazione dei prodotti a detta loro, rappresentano lo scenario futuro per la promozione dei loro prodotti.

Su Artwort abbiamo letto – nei giorni precedenti l’evento Alive Green Flux – una sorta di dietro le quinte riguardante la preparazione. Com’è andato l’evento?
L’evento pensiamo sia andato bene, forse è il pubblico che potrebbe rispondere a pieno a questa domanda.

La vostra bio termina con “Oggi Antimateria è alla ricerca delle possibili contaminazioni all’interno delle varie discipline e culture, al fine di dare vita a ibridi art-tecnologici”. A che punto siete di questa ricerca? Cosa dobbiamo aspettarci in futuro?
Questa frase rappresenta un sunto di quello in cui crediamo, senza la condivisione delle conoscenze, la contaminazione tra le varie discipline, la voglia di continuare a imparare, di mettersi in gioco e di affrontare continue sfide non saremmo mai riusciti a concretizzare lo spettacolo di Alive Green Flux. Il nostro obbiettivo è quello di arricchire il nostro bagaglio culturale senza mai porci dei limiti, anzi sono proprio le differenze che ci permettono di aprire gli occhi su nuove possibilità. Pensiamo che questa ricerca non possa mai aver fine, quando non avremo più voglia di fare ricerca, di sperimentare e di imparare sarà il momento di dedicarci ad altro. Se mancano questi elementi è difficile se non impossibile cercare di creare un’emozione in uno spettatore.
Per quanto riguarda il futuro, possiamo dirvi che dal 27 al 30 maggio saremo a Roma a Live Performance Meeting un festival in cui i maggiori esponenti mondiali dell’arte digitale s’incontrano per discutere sui possibili futuri sviluppi di questa disciplina. Un meeting dove parteciperanno oltre 300 artisti provenienti da 40 paesi differenti dove tra le performance selezionate ci sarà anche la nostra: Penumbra, un videomapping sul nuovo cinema aquila.
In realtà cosa aspettarci dal futuro non lo sappiamo nemmeno noi, lo scopriremo solo con il tempo.

Alive Green Flux photo by Marker
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Gianluigi Peccerillo

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