Negative Space: A Scenario Generator for Clandestine Building in Africa è una macchina simile a quelle utilizzate nei depositi per il recupero e lo smistamento automatico dei prodotti, asettica ed efficiente, il cui braccio meccanico si muove rapidamente e con precisione millimetrica. È questa la rappresentazione che dà l’artista olandese di uno degli aspetti del devastante imperialismo occidentale nel continente africano: quello delle costruzioni clandestine legato alla violenta industrializzazione e al dissennato sfruttamento delle sue risorse naturali.
Gli spazi non ancora invasi dalle costruzioni illegali, ma che presto potrebbero esserlo, sono raffigurati da blocchi di legno sistemati in ordine di grandezza e per area geografica in una teca sulla quale scorre incessantemente un braccio meccanico che recupera i blocchi di legno e sistema su un piano il numero equivalente alla superficie che potrebbe essere occupata per ogni nazione africana. Successivamente ognuno di questi blocchi viene rimesso ordinatamente nella teca e il processo ricomincia da capo.
Oltre a rendere in maniera sintetica e minimale una questione drammatica che coinvolge continenti e intere popolazioni, James Beckett intercetta uno degli aspetti più conturbanti dello sviluppo tecnologico: la fredda efficienza e l’assoluta assenza di esitazioni delle macchine che si fa modello delle relazioni umane e dell’agire sociale. Imposizioni, violenze e prevaricazioni, motivati da precisi scopi di dominio, vengono commesse con la fredda consequenzialità propria degli automi. Le responsabilità sono irrintracciabili perché sono il risultato di leggi apparentemente anonime e necessarie. Dietro al lavoro preciso e senza sbavature si nasconde qualcosa di diabolico, che appare incontrovertibile perché confuso e intricato con l’ineluttabilità delle leggi di natura. È un processo che ha valore retroattivo, tanto che in una serie di opere precedenti dello stesso artista – A Lazaurus Taxon – ritrovamenti di ossa e vecchi ingranaggi sono accostati e presentati insieme, come se fossero stati parti di uno stesso organismo.
Works by the Dutch artist James Beckett highlight with disquieting irony, dark and controversial points of the presumed rational western civilisation.
Negative Space: A Scenario Generator for Clandestine Building in Africa is an automated retrieval machine, whose mechanical arm moves swiftly with high precision, aseptic and efficient. This is how Beckett represents one of the aspects of the devastating western imperialism in Africa: the clandestine constructions related to the violent industrialisation and to the foolish exploitation of Africa’s natural resources.
The spaces not yet invaded by illegal constructions, but which soon could be, are represented by blocks of wood placed in order of size in a case, on which a mechanical arm incessantly moves, taking the blocks and putting them on a desk, according to the equivalent quantity of the surface that could be occupied for each African country. Later the blocks are replaced in the case and the process repeats itself.
James Beckett renders in a synthetic and minimal way a dramatic subject matter, which involves entire African populations. In addition, he intercepts one of the most perturbing aspects of technological development: machines’ cold efficiency and the absolute lack of hesitation which has become a model for human relationships and social acting. Impositions, violence and abuses, which are motivated by precise domination and profit aims, are committed with the cold consequentiality of robots. The responsibilities are untraceable because apparently they are the result of anonymous and necessary rules. Hiding behind the precise and flawless is something diabolic, which appears incontrovertible because it is confused and mixed up with the unavoidable natural laws.