— di Paola Ricco
Rem Koolhaas e Virgilio Sieni si sono incontrati a Venezia nel 2014 quando l’uno era direttore della Biennale di Architettura, l’altro della Biennale di Danza. Alle Corderie dell’Arsenale hanno messo in dialogo le loro discipline: le istallazioni incluse da Koolhaas nella mostra “Monditalia” di tanto in tanto si diradavano per lasciare spazio ai palchi dove provavano e si esibivano i danzatori coinvolti da Sieni nel suo programma di spettacoli e workshop. A distanza di un anno, quella collaborazione prosegue e il dialogo si fa ancor più diretto perché, questa volta, avviene negli spazi della Fondazione Prada, completata di recente da OMA.
Per la Fondazione Prada, Sieni ha sviluppato un progetto coreografico dal titolo Atlante del Gesto che si svolge dal 18 settembre al 3 ottobre. Molti sono gli eventi in programma e ciascuno offre un modo diverso di esperire la danza e il movimento. Le cinque azioni coreografiche (dedicate ai temi Origine, Rituale, Annuncio, Gravità, Nudità) si svolgono in orari serali mentre durante il giorno i visitatori possono assistere alle fasi di ricerca che preludono alla messa in atto delle performance. Con il programma di film “Videodanze 1960>1980”, il pubblico può seguire un ciclo di film dedicati al lavoro di alcuni coreografi internazionali. Infine, per tutta la durata del progetto, sono attivi dei percorsi di formazione dedicati a danzatori giovanissimi e dei laboratori di avvicinamento alla danza per i non professionisti.
Sieni spesso lavora in spazi dalla notevole qualità estetica. Il luogo di residenza della sua compagnia è Cango, uno spazio – dice il coreografo – che nasce pensando al vuoto, che esercita la funzione primaria di agevolare la vicinanza di azioni, contesti e persone. Alla Fondazione Prada, Sieni mette in scena le sue azioni coreografiche nello spazio denominato Podium. Anche questo, come Cango, nasce pensando al vuoto pronto ad accogliere le opere d’arte, e non è privo di una individualità forte che si afferma nel rigore delle geometrie, negli sbalzi di quota delle piattaforme espositive, nella trasparenza dell’involucro che fa sconfinare l’interno nell’esterno o viceversa.
Lo spazio è, per un danzatore, un dato fondamentale: se è tiranno, pone vincoli e impone di trovare vie alternative per superare le costrizioni; se è troppo generoso, può soverchiare e allora va dominato. La misura di tutto questo è il corpo, nel suo movimento. Nel Podium della Fondazione Prada, le piattaforme espositive imporrano limiti al movimento dei danzatori, il travertino sarà freddo al tatto, la trasparenza delle vetrate potrà far nascere occasioni di distrazione per lo sguardo. Ma anche lo spettatore, nella concezione simultanea delle azioni coreografiche pensate da Sieni, è chiamato a muoversi nello spazio, a cercare il punto di vista che più soddisfa il suo desiderio di percezione. Come il danzatore, anche lo spettatore ha un ruolo attivo, di ricerca, di itineranza, di movimento.
“Atlante del Gesto” è parte della sperimentazione che Sieni sta portando avanti da tempo e che è dedicata alla esplorazione dei gesti quotidiani, linfa ricchissima per la ricerca coreografica. Nel perseguire questa via, i danzatori lavorano assieme alle persone non professioniste coinvolte negli spettacoli con un ruolo attivo. Il corpo ripercorre gesti consueti e se ne riappropria con un ritmo diverso che non è quello frenetico della giornata quotidiana, ma è un agire più lento e consapevole. La sfida diventa ancor più interessante quando un tale percorso conduce oltre l’individualismo, alla ricerca del dialogo con gli altri. Per due settimane, come accade nello spazio di residenza di Sieni, anche il Podium di Koolhaas alla Fondazione Prada diventa il luogo che agevola la vicinanza di azioni, contesti e persone.