Partiamo dalla news per arrivare poi al vero contenuto. Partiamo cioè dalla statistica per cui ne uccide di più un selfie che uno squalo: quest’anno infatti ci sono state ben 10 morti da selfie contro le 8 da attacco di squalo. Questa notizia ci porge il destro per parlarvi della seconda collaborazione con Luca Prestia dopo Eleven Picture Of Ordinary Fun.
La nuova serie di cui vi mostriamo alcuni scatti in anteprima riguarda proprio la malattia da selfie, esplicazione massima della voglia narcisistica di mettersi in primo piano rispetto al resto che va alle nostre spalle, meritevole di un hashtag e nulla più.
L’attenzione del fotografo, però, è tutta concentrata sul paradosso di avere una macchina fotografica –a Venezia ad esempio, dove le foto sono scattate– ed usarla non per immortalare Piazza San Marco con la sua maestosa Basilica e i suoi storici caffè, ma per fotografare se stessi.
Sempre più spesso i visitatori si concentrano sul fotografarsi, perdendo magari l’occasione di ‘vedere’ realmente ciò che li circonda. Nulla di moralistico o critico: solo una presa d’atto.
Diffusosi esponenzialmente con l’ascesa degli smartphone e di social network come instagram o snapchat ─ tanto da diventare parola dell’anno per l’Oxford Dictionary ed entrare nel dizionario Zanichelli 2015 ─ il selfie è ormai una vera e propria malattia, un’ansia di fotografare e fotografarsi che Luca Prestia prova ad immortalare a sua volta come fosse un reperto, un qualcosa da studiare per capirne i motivi e soprattutto evitare e contenere ulteriori derive, morte compresa a questo punto.