Affrontare un tema scottante come la sessualità risulta sempre estremamente difficile. Difatti è ormai consuetudine imbattersi in simbologie falliche e metafore sessuali di cattivo gusto. Soprattutto nelle rappresentazioni visive, la linea sottile tra nudità e volgarità è facilmente oltrepassabile, e si rischia di ottenere un maldestro tentativo di spacciare bassa pornografia per forma d’arte. La questione è stata facilmente risolta da Marion Fayolle, che nella sua raccolta di illustrazioni Les Coquins (“Gli Amanti”), tratta il tema-tabù con una leggerezza quasi bambinesca: il sesso è un gioco, assimilabile ad ogni altra abitudine infantile e viene rappresentato, per l’appunto, attraverso metafore di oggetti e animali che ne mettono in evidenza la primordiale semplicità a discapito di vorticose ed “adulte” sovrastrutture.
Marion Fayolle è una delle più importanti illustratrici del panorama francese, classe 1988, laureata alla Scuola di Arti Decorative a Strasburgo e co-fondatrice della rivista Nyctalope insieme a Simon Roussin. Dopo la stesura di cinque libri, il lavoro per la stampa (New York Times, XXI, Télérama etc.) e la collaborazione nel 2014 con il brand di abbigliamento Cotélac, Marion si dedica a “Les Coquins”. La raccolta illustrata, realizzata nel 2012, è diventata un libro formato pocket solamente nel maggio dello scorso anno, Edizioni Magnani, ed è stato pubblicato in Italia il 25 marzo.
I protagonisti di questi disegni sono l’uomo e la donna. Si osservano, si scrutano, sembrano sopraffatti dalle reazioni del proprio corpo e nutrono nell’altro una curiosità ingenua alla vista del sesso opposto. Personaggi privi di identità ben definita, come ci tiene spesso a sottolineare l’illustratrice francese, che li vede dapprima e soprattutto come dei soggetti su cui riflettere. Essi sono raffigurati sempre in piedi, a piedi nudi, visti da lontano. Privi di nome e di ogni espressione facciale, minimizzati nei dettagli, sono personaggi più teorici che reali, cosa che accadeva nel fumetto classico, da cui la Fayolle si distacca quasi totalmente. Si differenziano tra loro solo per l’acconciatura o il colore diverso della T-shirt.
Maschio e femmina si dedicano alla parata sessuale ludica, con erotismo misto a tenerezza ed a una buona dose di humour. Ed è così che i genitali diventano animali, in un surreale e quasi grottesco gioco a due, talvolta a tre o quattro: missili che vanno a colpire sederi-luna (con rimarcabile omaggio a uno dei padri fondatori del cinema, George Meliés, con la sua celebre immagine del razzo che infilza l’occhio della luna in “Voyage dans la lune”); trombette dentro cui soffiare, pipe da fumare, candele su cui pregare, locomotive pronte ad entrare in gallerie-vagina, tori da domare, o ancora vagine che “temperano” matite, vulve da mordere come una fresca lattuga o viste come buche da golf entro cui fare centro.
Il termine “illustrazioni erotiche” è indubbiamente riduttivo nell’identificazione del lavoro di Marion. È piuttosto un divertente catalogo di “pornografia surreale”, come ama definirlo la stessa illustratrice. Parla di coppie, di trii, di masturbazione, di desiderio, di gelosia, di romanticismo, senza dire una sola parola, con una semplicità geniale ed inedita nel trattare pulsioni ancestrali così a lungo demistificate. Per la Fayolle, la “leggerezza” non è che apparente: allo charme dei disegni evocanti l’antico fumetto per ragazze, si mescola la bizzarria del surrealismo e la profondità di questioni metafisiche. Alla domanda “Come ti è venuta l’idea?” Marion risponde in maniera decisa: “Mi piace molto divertirmi con i rapporti umani e le relazioni, che siano amorose o amichevoli. Ciò che mi interessa è rendere visibili delle cose che non lo sono”. Afferma di utilizzare il disegno per rappresentare l’immateriale che lega due persone. Per “Les Coquins”, l’idea è venuta dalla voglia di mettere in relazione due personaggi, interrogandosi sui rapporti uomo-donna e utilizzando delle allegorie:
Facevo delle liste sul mio quaderno: “ a cosa potrebbe somigliare un organo sessuale? A questo, a questo..” poi mi dicevo “è divertente la lumaca e l’insalata, potrebbero andare insieme”.
Tra le influenze di Marion, spicca senz’ombra di dubbio il surrealismo, che le permette di creare uno spostamento di significato persona-oggetto e viceversa e di giocare con immagini che non potrebbero esistere nella realtà. Pertanto non vi è da stupirsi se lei stessa ammette di essere stata fortemente condizionata dalle opere di Magritte, uno dei massimi esponenti del movimento, dalle letture di Kafka in età adolescenziale e dal cinema naїf, sdrammatizzante ed apparentemente frivolo e semplicistico della Nouvelle Vague.
Altra rilevante influenza per Marion è stata quella del “teatro di improvvisazione”, come ella stessa afferma:“Quando faccio dei fumetti, non ho delle sinossi, dei riassunti. Non parto dalla voglia di dire certe cose, non ho un fondo, un testo preciso da illustrare. Parto da un’immagine fissa, da una metafora grafica, e in seguito l’animo, la giustifico, e poco a poco le mie storie trovano un senso. Ma non so mai cosa sto per dire prima di averlo detto”.
Parimenti ponderata la scelta di accantonare del tutto il testo per lasciar spazio al Muto: “Le storie che si scrivono senza parole evocano spesso, con pudore, l’intimo, le relazioni di coppia. Permettono di raccontare delle poesie visive, dei racconti universali e atemporali. Sono un modo di rapportare delle atmosfere oniriche, di progettare, su dei corpi-schermi, le nostre paure e i nostri desideri, rendere concreto l’immaginario, manifestare l’impalpabile. È per tutte queste specificità che le narrazioni mute sono, per me, un modo di espressione forte e precisamente adattato alle storie che ho voglia di comunicare. I miei personaggi non hanno voce. Diventano allora degli oggetti.”
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